L’egoismo del campione

La settimana è quella decisiva. E non si fa che parlare della puntata finale, nonché decisiva, della MotoGP a Valencia. Le polemiche tra Rossi e Marquez, con tanto di contorno delle indelicate prese di posizione di Lorenzo hanno avvelenato, forse senza possibilità di antidoto, quello che dovrebbe essere il colpo di reni di una stagione avvincente e tirata sino agli ultimi chilometri del campionato. Perché si è arrivati a tanto, con il rischio di far disamorare i veri appassionati di motori? A fregarsi le mani sono solo colleghi che più che giornalisti si possono definire artisti dello scandalo. Disposti a tutto, ma proprio tutto, pur di accaparrarsi una copia, uno spettatore, un clic in più sulla pagina del sito web. Pronti a inventarsi notizie, sparare giudizi, emettere sentenze senza nemmeno un briciolo di competenza in causa. Il motociclismo e l’automobilismo fanno volentieri a meno di tanto interesse passeggero, che vive e muore sull’onda dello scandalo del momento. Che sia il delitto di Cogne oppure, appunto, le ruotate tra Valentino Rossi e Marc Marquez. Chi organizza il motomondiale avrà domenica il pieno assicurato, ma non può certamente fregarsi le mani dopo il danno di immagine che ha inevitabilmente subito con il comportamento dei suoi più importanti protagonisti nel momento chiave di una stagione che sarà senza dubbio indimenticabile (e per certi versi speriamo irripetibile).

Perché dei campioni indiscussi, che sono anche professionisti ben pagati per il loro lavoro, si sono lasciati andare in così malo modo? Non vogliamo giudicare le polemiche di Rossi, le azioni di disturbo di Marquez, il contatto tra i due e, infine, le sparate di Lorenzo contro il compagno di squadra. Tutto quello che ha portato a una situazione tanto sgradevole è il solito, inevitabile e indispensabile egoismo del campione. Più sono forti e meno sopportano la sconfitta, nemmeno giocando alla Playstation o a minigolf. L’ego del campione e la conseguente voglia di vincere, a volte a qualunque costo, vengono prima di tutto. Così come la voglia di vendicare quello che è giudicato come uno sgarbo o un torto subito. Non averlo capito per tempo, lasciando che i rancori serpeggiassero, dall’Argentina all’Olanda e poi sino a Misano, ha portato a una situazione esplosiva che è alla fine deflagrata, inacidita ulteriormente da penalizzazioni e ricorsi in tribunale. La colpa, alla fine, non è nemmeno di Rossi, Marquez e Lorenzo. A mordersi le mani adesso è chi doveva prevedere tutto ciò e fare il possibile per evitare di giungere all’incredibile limite di annullare feste e conferenze stampa in quel di Valencia. Da giovedì vedremo come riesce a sbrogliare la matassa chi non è sinora riuscito ad impedire che i fili si annodassero. E speriamo bene…

 

1 commento
  1. Renato Ronco
    renato ronco dice:

    Verissimo quel che affermi. Io ci aggiungerei il fatto che i grandi campioni sono sempre stati – e sono – anche i più “bastardi”. Nel caso specifico lascio ad ognuno l’attribuzione all’uno o all’altro della definizione. Resta il fatto che sollevarne un “caso” internazionale ( in Italia tutti per Vale, in Spagna tutti per Marc) è quanto di più diseducativo si possa fare. Questo si che è antisportivo

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