MOTOVELODROMO: propulsore di trasformazione

Una leggenda. Questo era il motovelodromo, struttura torinese un tempo punto di riferimento per il ciclismo torinese. Un impianto che, nel corso della sua vita, è stata anche teatro di partite della nazionale di calcio e del “grande Torino”, match di football americano, baseball, concerti e mercatini di cose usate e, naturalmente di competizioni ciclistiche che hanno visto anche come protagonisti il grande Fausto Coppi e suo fratello Serse.

Un mito che purtroppo nel corso dei decenni si era spento. Ora però, grazie al coraggioso imprenditore Fabrizio Rostagno, è riemerso dall’ombra. La chiave di volta è stata la specializzazione della società di quest’imprenditore, nella costruzione di campi da Padel.

Intorno a questo sono però sorti anche il campo da beach volley (con sabbia “omologata” di origine portoghese) e, naturalmente il restauro della pista da bici (alla base della quale è stata ricavata una pista d’atletica).

Il motovelodromo, la cui storia è stata ben esposta nel recente libro “Storia e leggenda del motovelodromo” del bravissimo collega Beppe Conti, ha anche un legame con il mondo dei motori perché nella specialità del ciclismo su pista ce n’era anche chiamata “dietromotore”.

L’attualità invece parla di un impianto che vuole traguardare anche nella sostenibilità, non solo grazie al recupero della struttura stessa (che ha evitato la costruzione di un nuovo impianto) ma anche grazie agli interventi che progettista e proprietà vorrebbero attuare: pannelli solari sul tetto della copertura dei campi da padel, la diffusione della cultura della bicicletta e – per quanto riguardo il mondo della mobilità – l’incentivo ad usare mezzi sostenibili per arrivarci.

Di tutto questo abbiamo parlato con l’architetto Armando Baietto, che è stato incaricato del delicato compito di mettere mano al progetto di Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana (lo stesso progettista del mitico Filadelfia, lo stadio del Grande Torino). Il punto della conversazione è stato soprattutto ciò che significa restaurare una struttura come questa e qual è il suo impatto su un contesto urbano che, a 102 anni dalla sua costruzione, è totalmente cambiato.

“La sua collocazione – dice Baietto – è singolare, quando si è al suo interno non si percepisce quello che si ha intorno, perché c’è la pista ai lati e quindi non si ha la sensazione di essere in un tessuto urbano consolidato. Anche la struttura delle tribune protegge dall’ambiente esterno (si vede la collina, Superga e le chiome degli alberi del lungo Po). Una struttura che è rientrata in relazione con la città, grazie all’impegno dell’imprenditore che ha ottenuto in concessione l’impianto dal Comune di Torino, investendo molto denaro per riportarlo agli antichi splendori. L’intenzione è quella di riprendere l’attività delle biciclette sulla pista, creando anche una scuola per questo particolare settore del ciclismo (noleggiando anche le biciclette a scatto fisso).

Un progetto che ormai è quasi giunto all’arrivo: “L’apertura è stata un gesto coraggioso, tenuto conto i campi da padel sono stati realizzati per primi. Successivamente sono state restaurate la pista e le altre parti: in pratica ancora oggi si convive con un cantiere. Tutto sarà finito tra 3 mesi”.

E la sua contestualizzazione, soprattutto per quanto riguarda l’assetto urbano determinato dalla mobiltà ? Cosa comporta in termini di progetto adeguarsi a questa mutuata realtà? Nel 1920 le vetture erano rare, mentre oggi tutto è cambiato. Ecco il pensiero di Baietto a tal riguardo “Il Motovelodromo vuole traguardare alla mobilità dolce, una tendenza contemporanea, adeguata a quelle che sono le visioni che cerchiamo di condividere con la circoscrizione. Si pensa quindi di agevolare l’utilizzo dei monopattini, degli scooter elettrici, dei mezzi pubblici. All’interno sono stati realizzati dei posti dietro la tribuna Nord (quella vicino al fiume Po). Si pensa anche alla costruzione di un parcheggio sotterraneo da 100 posti, c’è un dialogo con il Comune. Altri posti auto possono essere ricavati in modo semplice, mutando in senso unico la circolazione in una via soprastante ricavando così spazio per mettere le vetture a lisca di pesce. Nello spazio pubblico antistante, sono stati anche ricavati due stalli con colonnine per il rifornimento delle vetture elettriche. C’è da considerare anche la facilità logistica utile per arrivare in questa struttura, tenuto conto che è proprio sotto la collina e favorisce quindi l’utenza che si trova così ad usufruire di un impianto senza dover attraversare il centro o tutta la città. Il che vuol dire minor inquinamento e più tempo a disposizione dei cittadini che ne usufruiscono”.

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