Nell’epoca del Coronavirus si può essere più osservatori

In questi tristi giorni, settimane, mesi di forzato isolamento per chi l’automobile l’ha nel sangue c’è modo di sbizzarrirsi ad osservare le centinaia o migliaia di auto ferme lungo le strade.

Sono lì, parcheggiate ai bordi delle vie. E nelle piccole passeggiate, che si riescono a fare durante le rare uscite per le necessità della sopravvivenza, si può dare sfogo alla fantasia: per esempio diventa quasi un gioco osservare la mescolanza di marche, modelli e tipo di auto tutte ferme e quindi non fugaci come la frenesia quotidiana del traffico normale ci impone.

Ed allora incominci ad accorgerti che alcune macchine un po’ più anziane identificano subito l’epoca della loro progettazione. Ti accorgi che una ventina d’anni fa per esempio c’erano grandi vetrature in quasi tutte le auto. Finestrini e lunotti spesso enormi per adeguarsi allo stile corrente all’epoca: con aumento del peso, e del peso nella parte alta. Quindi con il baricentro più in alto ed una inevitabile riduzione della tenuta di strada.

Poi ti accorgi che le carreggiate erano più strette, con svantaggi nell’abitabilità ed ancora nella tenuta di strada.

Ma l’aspetto più curioso è la verifica dell’attualità di design proposti dalle varie marche: ti accorgi così di quali Case avevano adottato un design più moderno e quindi ancora sostenibile oggi, e quali invece avevano sbagliato impostazione per cui ora appaiono decisamente superate, vecchie addirittura sbagliate. E vale per tutti i segmenti: dalle utilitarie alle auto più costose.

Potremmo continuare con altre osservazioni interessanti, ma vogliamo lasciare a chi ci legge il piacere, il gusto di fare quei confronti. Scoprirete così quali Case “salvare” e quali “ bocciare”.

Ah, vi accorgerete  anche che alcune auto avevano preso la direzione estetica giusta, con idee che si sarebbero affermate successivamente, ma a volte il costruttore non lo ha capito ed ha abbandonato spunti di modelli che potevano soddisfare la clientela se meglio utilizzati.

Certo, sappiamo bene che a volte ci sono motivazioni industriali per certe scelte, ma spesso, lasciatecelo dire, ci sono occasioni perse. Quali? Provate a cercarle!

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