Quella volta che feci licenziare Prost

Forse non è apparsa la Madonna ma certamente qualche Santo si! IL tema sollevato da Marcello Pirovano merita qualcosa di più di un semplice commento e di un generico mi piace.

Il problema è di quelli fondamentali per la professione perchè tocca la verità, l’affidabilità, l’etica professionale. E’ vero che siamo tutti invitati, ospitati, vezzeggiati dalle Case in occasione delle presentazioni. Ma questo non significa che ci si debba inchinare, prostrare, genuflettere ai P.R. o che si debba tantomeno saccheggiare ( e copiare) l’inevitabile encomio della cartella stampa sull’auto oggetto della prova. Quello spetta all’Ufficio Stampa, a quello Marketing. Il GIORNALISTA, per essere credibile deve comunicare sensazioni, giudizi, valutazioni sue. Altrimenti s’è fatto un altro mestiere.

E questo anche se tra la Casa e l’Editore – di qualunque tipo esso sia, anche self – c’è un contratto commerciale. Che normalmente prevede il numero dei passaggi ed al massimo la lunghezza del pezzo o del servizio Radio o TV. Ma non l’adesione totale. Sia chiaro che non voglio qui dare nessuna lezione di giornalismo, anche se ho ormai superato il mezzo secolo di attività professionale.

E non è vero che se si è critici nei confronti di un prodotto si è meno apprezzati dagli Uffici Stampa. A questo proposito, ed a conferma di quanto ho appena scritto cito tre esempi ( ma non sono i soli ).

Il primo risale al 1989. Un’azienda straniera ci porta nella fantastica terra dello Yemen del Nord, nella mitica Saanà della regina di Saba. Un viaggio unico e stupendo, con prova nel deserto e sulle strade di alta quota, quasi sempre intorno ai 2000 metri. La benzina da quelle parti , e a quell’epoca, è di scarsa qualità con un basso numero di ottani. Le prestazioni dell’auto ne escono inevitabilmente mortificate. E nel commento alle immagini favolose di quel test esprimo la riserva del giudizio che è rimandato ad una presa di contatto in condizioni ambientali e di carburante più “normali”. Il tutto va in onda la sera alle 22,30. La mattina dopo alla 7,30 mi squilla il telefono di casa: è l’addetto stampa che, tutto agitato, si lamenta di quanto ho riferito. Discutiamo animatamente e ci lasciamo con la sua offerta di farmi avere in redazione la vettura per poterla testare in condizioni normali. Cosa che avviene con una rapidità eccezionale e posso dare le mie impressioni aggiornate, non immuni da qualche piccola critica. Vicenda chiusa ma, aspetto importante, gli accordi commerciali non sono decaduti ed hanno avuto seguito per anni.

Altra vicenda, questa volta in ambito sportivo. Formula 1, anni ’90. Al Gran Premio d’Inghilterra nel box della più importante Scuderia italiana c’è un momento critico. Un giornalista italiano viene allontanato dal box verso la pit- lane, ma lui con l’astuzia che fa parte del mestiere nota che dal lato posteriore del box c’è un accesso non controllato: fa il giro e rientra da lì. Risultato: viene cacciato con un eccesso di contatto fisico dall’addetto che lo ha visto e ne nasce un “caso”. Io non ero presente a quel Gran Premio ma il mio collaboratore che era lì me lo riferisce ed ovviamente io provvedo a raccontarlo il giorno dopo in trasmissione al Processo al Gran Premio. Ma poco prima mi raggiunge una telefonata dell’addetto stampa della Scuderia che cerca di dissuadermi dalla diffusione della notizia. Lunga discussione ed il racconto va in onda ugualmente. Ma io continuo ad essere accolto con cordialità alla Scuderia anche nei periodi successivi.

E per finire: quella volta che feci licenziare Alain Prost ! Non volontariamente, sia chiaro. Al Gran Premio del Giappone del  1991 Alain Prost a fine gara parlando con i giornalisti francesi dichiara apertamente che in gara gli è sembrato di guidare un camion. Il mio furbo operatore – francese – e lì vicino ma non attivo, però con la telecamera appoggiata ad una transenna e dando l’impressione di occuparsi d’altro riesce a captare con il microfono direzionale tutta la frase ( non detta fra l’altro ai giornalisti italiani). Il giorno dopo la frase va in onda nella trasmissione del processo al Gran Premio: in francese con traduzione italiana in sovrimpressione. E da Maranello ricevo la richiesta di ottenere quelle immagini in originale. Detto, fatto. E Prost non sale più al volante della Ferrari nella successiva gara in Australia. Finita la sua permanenza in Ferrari. Quella gara la disputa Morbidelli. Mi ringraziano ma temevo una qualche reazione. Nulla. Sono piccole storia che però dimostrano che ad essere chiari, sinceri, professionali c’è tutto da guadagnare in stima e rispetto. E senza scomodare né Santi né Madonne!

1 commento
  1. Autologia
    Autologia dice:

    Una bella lezione di deontologia professionale da chi per anni ha avuto modo di rapportarsi con un alto numero di Uffici Stampa, sia nell’ambito dello sport, sia in quello commerciale

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