L’automobile nel cinema (quarta parte)

L’automobile nel cinema (prima parte)

L’automobile nel cinema (seconda parte)

L’automobile nel cinema (terza parte)

Mezzo secolo fa, qualche mese prima del Festival di Cannes, che consacrò Lelouch e Germi, al cinema Corso di Milano fu esposta una monumentale “automobile” chiamata Hanniball 00. Oggetto del tutto fantastico, era il prodotto del diabolico genio inventivo del professor Fate, maldestramente coadiuvato dallo sfigato assistente Carmelo nella sua (sleale) competizione con il Grande Leslie, affiancato invece dall’olimpico Ezechiele e soprattutto innamorato della giornalista e suffragetta Maggie Du Bois….
Tutto questo non dirà niente ai più giovani: interpretati nell’ordine da Jack Lemmon, Peter Falk, Tony Curtis, Keenan Wyne e Natalie Wood, sono i protagonisti di un successo firmato Blake Edwards, “La grande corsa”, (del tutto) liberamente ispirato – a cominciare dalla Hanniball 00 esposta per la prima milanese – alla New York- Parigi del 1908.
Sia “La grande corsa” che l’opera di Lelouch si collocavano, ciascuna a proprio modo (“popolare” se si vuole la prima, furbamente sofisticata la seconda) sullo spartiacque di una fase decisiva della storia del cinema e dell’automobile.
Come ha scritto Gian Piero Brunetta, storico del cinema, dopo “l’irresistibile ascesa parallela della bellezza delle macchine e di quella delle prime grandi dive/divine dello schermo”, negli anni ’20, nei decenni ’30 e ’40 “non sono più solo la bellezza e la potenza i valori assoluti (….), è l’inizio della moltiplicazione delle possibilità d’uso”, che sfocerà nella seconda metà degli anni ’60, parallelamente alla “crescita malthusiana” del numero di veicoli, nell’associazione dell’auto non più solo “ all’idea di progresso, emancipazione, libertà, ma anche a quella di paura, prigionia, costrizione” e in proposito Brunetta cita i memorabili blocchi di traffico dei films di Fellini, Tati, Godard, Comencini…..
Di Lelouch e del dubbio che percorre il finale del suo film si è già detto. Ma intanto nuove correnti apparivano in Europa, mentre giovani registi e attori americani “assediavano” Hollywood: che reagì dando spazio ad una generazione di autori che avrebbe creato una cinematografia memorabile. E non trascurò una profonda rivisitazione del classico film di genere, nel quale la corsa automobilistica aveva avuto uno spazio notevole fin dagli esordi del cinema e dell’automobile.
Gli annali registrano per esempio “The Speed Kings”, film muto del 1913, se non il primo in assoluto, tra i primissimi films americani del genere, con piloti che interpretavano se stessi contendendosi la vittoria e l’amore di una ragazza: immagini di gare automobilistiche vere erano inserite tra le sequenze girate ex novo. E prima ancora, in Italia, c’è abbondante notizia – non più le immagini – del documentario realizzato sulla Susa-Moncenisio del 1904, con la regia di Roberto Omegna.
Edwars mosse dalla grande avventura del 1908 per restituire in chiave ironica e francamente comico-demenziale più generi, a cominciare da quello avventuroso di “Il prigioniero di Zenda”, oltre alla commedia sentimentale: la gara divenne la storia dei malefici trucchi escogitati da Fate/Lemmon per sbarazzarsi dei concorrenti, il Grande Leslie/Curtis in primis. Il risultato è una divertente miscellanea che però fa giustizia del modo in cui fin lì erano stati trattati molti temi .
D’ora in poi, non solo ma grazie anche a Edwars e Lelouch, il cinema affronterà le corse automobilistiche e l’automobile stessa, con un approccio sempre più complesso, non solo spettacolare-sportivo, ma “…quello dell’assoluta libertà di immaginazione di molteplici scenari possibili del futuro e di mutamenti di forme, finzioni, ruoli e possibilità d’uso dell’auto..” (Brunetta).
E a proposito di immaginazione: il professor Fate/Lemmon rifiuterà di tagliare il traguardo per primo, perchè il grande Leslie/Curtis si è fermato a un passo dalla vittoria per dimostrare il suo amore a Maggie/Wood:e la corsa ricomincerà, lungo le strade che saranno percorse da Herbie, Cannonball, Cars….

1 commento
  1. Gianfranco Conti
    Gianfranco Conti dice:

    Auto “finte” o replica o simili ne abbiamo ancora qualcuna
    Da quella simile ad una carrozza usata nel film “Er più” con Adriano Celentano e poi riusata in vari altri film e in ultimo in “Baaria” di Giuseppe Tornatore
    e le due repliche quasi perfette ricostruite in vetroresina per “Montecarlo or bust!” del 1969 (Montecarlo Rallye) : una bella Lancia Lambda torpedo rossa del 1928 ed una Austin Nifty Nine nera berlina
    Perfettamente marcianti e motorizzate con quello che 1969 era un motore nuovo ; quello della FIAT 2300 6 cilindri….auto d’epoca finte per la finzione cinematografica

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