S’I’ fosse sindaco, arderei ’l diesel…

Il cosiddetto “buongoverno” prevede che le istituzioni pubbliche si comportino con competenza e nell’interesse dell’intera popolazione: anche per quanto riguarda la mobilità?

Non è un mistero, il futuro delle auto diesel nella mobilità urbana è incerto. Molte città in tutto il mondo stanno attivando normative sempre più severe sulle emissioni, che stanno rendendo la vita più difficile ai mezzi diesel. Inoltre, la crescente popolarità delle auto elettriche e di altri veicoli a combustibile alternativo sta avendo un impatto negativo sulla domanda di diesel nelle aree urbane. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che i motori a gasolio continueranno a svolgere un ruolo nella mobilità urbana, in particolare per i veicoli commerciali e gli autobus, in quanto possono essere più efficienti dal punto di vista dei consumi e avere un’autonomia maggiore rispetto ai veicoli elettrici. In definitiva, la morte o la sopravvivenza del diesel dipenderà dalla velocità di sviluppo della tecnologia (a patto che i costruttori siano davvero convinti a investire in ricerca) e da come i governi e i consumatori risponderanno ai cambiamenti del mercato – a patto che chi decide non si faccia irretire dalle sirene della demagogia per facilitare la rielezione.

Diesel o non diesel, la mobilità urbana nei prossimi anni probabilmente avrà a che fare con diversi temi, alcuni dei quali critici, che chi governa le città dovrà affrontare. Vediamo di elencarli, per non perdercene nessuno!

Innanzitutto, gli analisti prevedono l’aumento dell’uso di veicoli elettrici e autonomi nelle città di tutto il mondo: previsione piuttosto semplice da farsi, in quanto emettono meno sostanze inquinanti, possono migliorare il flusso del traffico e usufruiscono di una campagna mediatica molto favorevole, quasi fossero i salvatori della mobilità.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico, le città dovranno “tassarsi” per continuare a investire nelle infrastrutture di trasporto pubblico (autobus, metropolitane, treni…) per fornire opzioni più efficienti e sostenibili ai pendolari. Dove prendere i soldi? Magari da interventi per ridurre la circolazione nei centri storici, rendendola possibile solo a pagamento.

E che dire del bike-sharing e degli spostamenti a piedi? Le amministrazioni comunali continueranno probabilmente a promuovere il bike-sharing e gli spostamenti a piedi come forme di trasporto praticabili, in quanto rispettosi dell’ambiente e in grado di contribuire a ridurre la congestione del traffico. Anche se sono molti i cittadini che non vedono di buon occhio i comportamenti poco… urbani di chi sfrutta questi mezzi.

Inoltre, le città dovrebbero adottare sistemi intelligenti di gestione della mobilità, come i dati in tempo reale sul traffico e sui trasporti, per migliorare il flusso del traffico e ridurre la congestione. In questo caso si tratterebbe di interventi che in futuro diventeranno sempre più efficaci, grazie alla diffusione di intelligenze artificiali capaci di imparare e modificare in tempo reale le informazioni da trasmettere ai mezzi di trasporto.

A proposito di congestione, i centri urbani dovrebbero continuare a mantenere e razionalizzare la tariffazione della congestione. In pratica, i consigli comunali dovranno prevedere il pagamento di una tassa per l’ingresso o l’utilizzo di determinate aree della città (magari anche solo nelle ore di punta) per disincentivare almeno i più sensibili all’aspetto economico, riducendo così la congestione del traffico e raccogliere entrate – come dicevamo prima – per altri progetti infrastrutturali.

La congestione del traffico ha diverse cause, come l’aumento della popolazione e dei veicoli, la mancanza di opzioni di trasporto pubblico e un’infrastruttura stradale mal progettata.

Un approccio per ridurre la congestione del traffico sarebbe quello di investire (a patto di avere i soldi…) nell’espansione e nel miglioramento delle opzioni di trasporto pubblico, come autobus, treni e programmi di bike-sharing. In questo modo si offrirebbero ai residenti più opzioni per spostarsi, e si contribuirebbe anche a ridurre il numero di auto in circolazione.

Un altro approccio sarebbe quello di investire in miglioramenti delle infrastrutture stradali, come l’aggiunta di corsie supplementari, la costruzione di una viabilità razionale e di sistemi di traffico intelligenti. Più semafori o più rotatorie? Dipende da fattori come il territorio e il traffico, anche se purtroppo sempre più spesso si sceglie la soluzione meno costosa.

Concludiamo con scooter, biciclette elettriche e altre forme di micro-mobilità: saranno sempre più popolari, perché facili da usare, accessibili e in grado di inserirsi tra gli spostamenti in auto o con i mezzi pubblici e la destinazione finale. Anche se risulta difficile immaginare una realtà davvero intermodale con l’integrazione di diverse modalità di trasporto, con un pendolare che ogni giorno per recarsi al lavoro arriva in auto in un parcheggio di interscambio in periferia, prende la metropolitana, poi un bus o un tram e infine la bici. Che magari gli rubano quando la lega sotto l’ufficio…

Quindi, il sindaco (e il suo consiglio comunale) di un grande centro urbano come può affrontare gli aspetti critici della mobilità urbana? Sicuramente potrebbe coinvolgere la comunità e responsabilizzarla, raccogliendo i feedback dei residenti. È possibile farlo con incontri pubblici, sondaggi e focus group. Lavorando in questo modo potrebbe sviluppare un piano completo che risponda per quanto possibile alle esigenze della maggior parte dei cittadini, e contribuisca a migliorare la mobilità complessiva e la qualità della vita in città.

Quel che ci vuole nelle grandi città è un sindaco olistico, che approcci gli aspetti critici della mobilità urbana come se la somma dei problemi fosse maggiore a quella di ogni singolo aspetto. In pratica sono necessari investimenti nel trasporto pubblico, nelle infrastrutture stradali e nelle modalità di trasporto alternative, è importante la stretta collaborazione con la comunità per raccogliere feedback, e infine è fondamentale sviluppare un piano globale che risponda alle esigenze di tutti i residenti. Il tutto senza troppi soldi a disposizione nelle casse comunali, e così la rielezione si allontana…

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