Inizio questa avventura presentandomi

Carissimo Alfio, questo mio primo “pezzo” vuole un po’ esser di presentazione per chi mi leggerà e non mi conosce.

Innanzi tutto, grazie dell’invito a scrivere su questo Blog e complimenti per il nome originale e soprattutto significativo con il quale hai deciso di battezzarlo. Che dire: se tu hai dedicato la tua vita professionale, con tanta passione, al mondo dell’auto e alla causa del Gruppo Fiat, il sottoscritto ha cominciato a occuparsi di quattro ruote del tutto casualmente. Al “Giornale” sono stato assunto da Indro Montanelli il 7 agosto del 1989 come praticante alla redazione Province, guidata all’epoca dall’indimenticabile comune collega-amico Novarro Montanari. Del resto, arrivavo proprio dalla provincia (di Pavia) dove inviavo al “Giornale” le mie corrispondenze sulla cronaca locale e sportiva in qualità di collaboratore.
Anche di giornalismo ho cominciato a occuparmi praticamente per caso, in realtà puntavo a fare il medico e ho frequentato l’Università fino al terzo anno. Il destino, però, mi ha fatto cambiare coraggiosamente idea, anche se la medicina è sempre nel mio cuore e curo attualmente, proprio sul “Giornale” un dossier mensile.
Ma proseguiamo: facendo il Dj in una discoteca alla moda e quindi entrando in una radio privata (Radio Pavia negli anni ‘70) via via dalla musica – grazie al giornalista pavese Nando Azzolini, da poco scomparso, il quale mi ha insegnato il mestiere per filo e per segno – sono passato ai notiziari, alla stesura delle notizie, alle interviste, agli articoli (nel frattempo la radio ha editato un settimanale), all’impaginazione, alle nottate in tipografia, eccetera. La classica e insostituibile gavetta.
Tutto questo è valso a farmi diventare direttore responsabile sia di Radio Pavia (terza emittente a nascere in Italia) sia del settimanale “Il Lunedì”.
Ed eccomi qua, proiettato dal 1991 allorché Luigi Cucchi, mio grande maestro e in quei tempi direttore dei Servizi speciali, mi ha voluto come redattore (con la prospettiva di diventare Caposervizio) in vista della nascita delle pagine Motori sul “Giornale”.
Fui scelto proprio perché non mi ero mai occupato di auto e mi furono dati 4-5 mesi per conoscere il settore, i suoi protagonisti e i suoi problemi. Mi ricordo ancora il titolo del pezzo di apertura firmata da me che inaugurava la sezione Motori (era il novembre ’91), allora bisettimanale, del quotidiano: “La ricerca punta al verde” (erano gli anni delle prime marmitte catalitiche munite delle sonde Lambda e dell’obbligo di montarle). Marmitte catalitiche a parte, questo titolo varrebbe sicuramente ancora oggi.
E così, da autentico profano e a digiuno praticamente di tutto, mi sono appassionato ai Motori, un settore che grazie alla sua trasversalità, ho sempre affrontato da cronista, lasciandomi guidare dalle mie origini e dal fiuto di giornalista di marciapiede (nel senso di “tuttofare”, ovviamente). E un’altra casualità, nel momento in cui arrivò Vittorio Feltri a dirigere “il Giornale” dopo l’uscita di scena di Montanelli (fu deciso lo smantellamento dei Servizi speciali e Cucchi diventò vicedirettore), che passassi in Economia portando con me la pagina Motori. E anche in questo caso, partendo praticamente da zero, l’allora vicedirettore Osvaldo De Paolini, altro mio maestro, mi incaricò di seguire l’Auto con il taglio economico/finanziario. Non è stato facile, ma alla fine ci sono riuscito, anche se ora, all’età di 57 anni suonati, ritengo che ci sia ancora tanto da imparare. E’ questo il segreto: mettersi sempre in gioco e conservare, affinché non venga mai meno, la passione per il lavoro che si fa e per gli argomenti che si seguono. E a 57 anni, come a 55 , come a 40 – e tu mi conosci bene – la voglia di avere quel qualcosa in più rispetto agli altri, la battuta, la notizie, il gossip, non cala affatto, anzi…
Purtroppo, o per fortuna, Internet, per il fatto che pigiando un testo hai praticamente il mondo a portata di mano, ha cambiato le carte in tavola e le nuove (ma anche quello meno nuove) leve, a meno che non lo vogliano fermamente o abbiano un capo pronto a spingerle, la gavetta non sanno proprio cosa sia. Lo stesso discorso, comunque, vale anche per il mondo della comunicazione aziendale, i Pr di cui tu hai fatto parte e avresti tante cose da insegnare. Ma di questo argomento, se credi, potrei soffermarmi nei miei prossimi interventi.

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