La grande storia della Formula 1: 1950

Dopo anni di devastazione e distruzione – senza precedenti, almeno in epoca moderna – al termine della seconda guerra mondiale l’Europa si trova a dover ricostruire molte delle sue città, quasi tutte le sue economie, nonché le fondamenta di pace e cooperazione tra nazioni. Il lascito del conflitto è un continente sconvolto e segnato da divisioni ideologiche e politiche, un caos dal quale tuttavia l’Europa riemerge velocemente fino a raggiungere quello che, una decina d’anni dopo, in Italia viene chiamato boom economico.

Il piano Marshall, lanciato dagli Stati Uniti nel 1948, fornisce ingenti finanziamenti per la ripresa economica, contribuendo al ripristino dei sistemi produttivi nazionali e favorendo la cooperazione tra gli stati europei, gettando le basi per quella che sarebbe diventata tanti anni dopo l’Unione Europea.

Anche lo sport contribuisce (da un punto di vista sia sociale sia economico) alla rinascita del continente: le Olimpiadi estive organizzate a Londra nel 1948 e a Helsinki nel 1952, quelle invernali nel 1948 a St. Moritz e nel 1952 a Oslo, i mondiali di calcio nel 1954 in Svizzera e nel 1958 in Svezia sono eventi che contribuiscono a creare un clima di fiducia e a dare un’accelerazione all’economia. Anche gli sport motoristici non sono da meno, con il motomondiale che debutta nel 1949 e con il campionato mondiale di automobilismo – chiamato Formula 1 – che vede la sua prima gara sul circuito di Silverstone il 13 maggio 1950.

In quell’anno sono numerosi gli eventi che hanno segnato la storia dell’umanità. Il 25 giugno inizia la guerra di Corea, con le truppe nordcoreane che oltrepassano il 38° parallelo dando vita a un conflitto che termina nel 1953. Ernest Hemingway pubblica il romanzo breve “Il vecchio e il mare”, uno dei capolavori dello scrittore americano.

Il 17 febbraio viene siglato il trattato di Parigi, che restaura la sovranità tedesca, autorizzando il riarmo Repubblica Federale Tedesca: un passo importante nella ricostruzione post-bellica dell’Europa. Il 1° ottobre, il leader comunista cinese Mao Zedong proclama la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, mettendo fine a una lunga guerra civile. Il 23 marzo “tutti gli uomini del re” conquista l’Oscar come miglior film, mentre il 10 dicembre viene assegnato il Nobel per la letteratura a Bertrand Russell. Due le scoperte in campo medico: il biochimico Erwin Chargaff intuisce struttura e funzione del DNA e i ricercatori Norman Heatley e Edward Abraham sviluppano un metodo per produrre penicillina in quantità commerciali, contribuendo così a rendere universalmente disponibile questo antibiotico.

Intanto in Italia viene eletto il secondo Presidente della Repubblica: si tratta di Luigi Einaudi che succede a Enrico De Nicola. A marzo uno sciopero generale dei trasporti provoca lunghe e fastidiose interruzioni nel sistema di trasporto nazionale oltre a numerose tensioni sociali. Tra Napoli e Salerno viene inaugurata la linea ferroviaria ad alta velocità, un importante segnale di sviluppo nell’infrastruttura ferroviaria del sud Italia. Nasce l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), un ente pubblico per gestire l’industria petrolifera e del gas in Italia: Enrico Mattei ne è il presidente. Nel nostro Paese nel 1950 solo una ventina di città hanno più di 100 mila abitanti e il parco auto circolante è di circa 340 mila veicoli, valore ben lontano da quello di altre nazioni ugualmente provate dalla guerra.

Eppure, nonostante questo relativamente basso livello di motorizzazione, l’Italia è protagonista assoluta nel primo campionato del mondo di Formula 1, sia per numero e qualità di piloti sia soprattutto per qualità e numero delle monoposto schierate.

Chiamarlo “mondiale” è forse un po’ esagerato, in quanto l’unica gara disputata al di fuori dell’Europa è la 500 miglia di Indianapolis, per una decina d’anni inserita nel campionato senza che quasi mai – salvo casi sporadici – alcun pilota di F1 vi abbia corso. Di fatto resta l’unica gara a dare valenza mondiale al campionato (fino al 1953 quando si corre il Gran Premio d’Argentina) e non fa altro che “sporcare” le statistiche.

In ogni caso, nel 1950 a farla da padrone sono, appunto, piloti e auto italiani: al primo Gran Premio su 21 auto schierate ben 11 sono italiane (Alfa Romeo, Maserati, Ferrari) e Nino Farina – 44 anni di Torino, un indiscusso campione che prima del conflitto ha creato fastidi in pista anche a Nuvolari – conquista pole position, giro più veloce e vittoria a bordo dell’Alfetta 158. Gli altri piloti ufficiali dell’Alfa Romeo sono l’argentino di origine italiana Juan Manuel Fangio – astro nascente dell’automobilismo, appoggiato dai vertici aziendali dell’Alfa Romeo che lo “favoriscono” e lo vorrebbero vincitore del titolo – e Luigi Fagioli, 52enne di Osimo, il più importante pilota italiano degli anni Trenta dopo Nuvolari e Varzi. Durante la stagione l’Alfa Romeo dispone di altri piloti per singole gare, come Consalvo Sanesi e Piero Taruffi.

La Ferrari (assente al primo Gran Premio dell’anno) schiera Alberto Ascari, 32enne di Milano, sicuramente il miglior pilota del momento: se il campionato fosse iniziato nel 1949 il titolo sarebbe stato sicuramente suo, visto il dominio della Ferrari, ma nel 1950 l’Alfa Romeo è troppo forte anche per Ascari. Suo compagno di squadra un altro campione della fine degli anni Trenta: Luigi Villoresi. Anche Maserati schiera nella stagione alcuni piloti italiani, come Felice Bonetto, Nello Pagani e Franco Rol.

La Formula 1 prevede fino al 1953 vetture con motori sovralimentati fino a 1500 cmc o aspirati fino a 4500 cmc, senza alcuna limitazione di peso o di carburante. Le Alfa Romeo 158 sono dotate di un turbocompressore (con consumi vicini ai 2 litri di benzina per chilometro) che le rende irraggiungibili a tutti gli avversari, nonostante le ottime prestazioni delle Ferrari aspirate che debuttano nel Gran Premio del Belgio. Bisognerà attendere il 1981 per vedere nuovamente un turbo su una vettura di Maranello.

La stagione è un’alternanza di vittorie tra Farina e Fangio: il primo oltre al Gran Premio di Gran Bretagna vince in Svizzera, mentre l’argentino si afferma a Monaco, in Belgio e in Francia. Si arriva così il 3 settembre alla sfida finale del Gran Premio d’Italia sulla pista di Monza – dove entrambi i piloti dispongono della nuova Alfetta 159 – con Fangio primo (26 punti), seguito da Farina con 22.

Tutti i pronostici sono favorevoli a Fangio che tuttavia prima ha un problema tecnico al cambio sulla sua vettura e quindi un altro (valvole) su quella di Taruffi su cui è salito per proseguire la gara: infatti per qualche anno in Formula 1 è consentita la guida di un’unica monoposto da parte di più piloti, con le seconde guide molto spesso costrette a cedere la propria auto al pilota di punta se necessario. In pratica Alfa Romeo cerca in tutti i modi di favorire Fangio, senza successo. All’argentino viene assegnato il punto per il giro veloce, che lo fa salire a 27 punti.

Verso la fine della gara, con Ascari ritirato ma in forte rimonta sulla vettura del compagno di team Serafini, Farina si ritrova in testa ma con la pressione dell’olio quasi a zero. Si ferma ai box, ma lo rimandano in pista con l’ordine di continuare con cautela. Gli ultimi otto giri sono difficilissimi per il pilota, con lunghi tratti del circuito percorsi in folle e senza accelerare per non peggiorare le condizioni del motore. Alla fine, dopo quasi tre ore, Farina vince la gara e supera in classifica Fangio, conquistando il primo titolo mondiale di Formula 1 con 30 punti.

Solo dopo la fine del campionato si viene a sapere che Farina, un paio di giorni prima del Gran Premio di Monza, aveva ricevuto una lettera anonima che conteneva poche righe, con le quali si chiedeva di avvertire “il corridore Farina di sospendere l’allenamento perché nei primi tre giri della prossima gara perderà la vita”.

Ma il pilota dell’Alfa aveva stracciato il foglio e si era fatto una risata anche se, mesi dopo, avrebbe ammesso di aver avuto per un attimo paura.

Con la vittoria all’ultimo appuntamento in una gara piena di suspence come il Gran Premio d’Italia, il primo campionato di Formula 1 del 1950 ha gettato le basi per una delle competizioni sportive più spettacolari e seguite al mondo. Negli anni, la Formula 1 ha visto l’evoluzione di tecnologie, piloti e circuiti, diventando uno spettacolo globale che attira milioni di appassionati di ogni angolo del pianeta. È un peccato che in questi ultimi anni superare gli avversari, o anche solo avvicinarsi, sia diventato un fatto eccezionale e che i tifosi debbano accontentarsi di gare noiose le cui uniche emozioni sono la durata di un cambio gomme o un undercut per superare gli avversari…

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