Rapporto ACI sulle auto storiche: un altro capitolo della guerra senza fine con ASI

Nella guerra tra ACI Storico e ASI non ci sono pause. Si va avanti senza possibilità di trovare punti d’incontro, rimanendo arroccati sulle proprie posizioni, ovvero sul diverso modo di concepire la salvaguardia del nostro straordinario patrimonio motoristico. L’ultimo capitolo di questa rivalità senza fine è la decisione dell’ACI di commissionare alla Fondazione Filippo Caracciolo (il Centro Studi dell’ente) il “1° Rapporto sul mondo delle auto storiche”, in pratica una indagine approfondita destinata a fare chiarezza – dal punto di vista dell’ente presieduto da Angelo Sticchi Damiani – sulla distinzione tra auto storiche e auto vecchie.

Nel corso di un evento ospitato a Roma, a Palazzo Madama, il numero uno dell’ACI ha ricordato una volta di più che “le autentiche storiche rappresentano un patrimonio dell’ingegno umano, del design e della tecnica e vanno salvaguardate; le auto vecchie, invece, usate anche tutti i giorni, sono insicure e inquinanti e devono essere sostituite”. E’ su questa tesi di fondo che da via Marsala, com’è noto, viene sostenuta la tesi che per riconoscere ufficialmente il reale interesse storico e collezionistico di un’auto sia necessario avvalersi della “lista di salvaguardia”, un elenco che comprende 388.000 modelli redatto dagli esperti di ACI Storico in collaborazione con Stellantis Heritage, Registro Italiano Alfa Romeo (RIAR), Associazione Amatori Veicoli Storici (AAVS) e dal mensile specializzato Ruoteclassiche.

Leggendo su siti e giornali la presa di posizione dell’ACI il cittadino comune si sarà chiesto: se così stanno le cose, perché mai non si provvede a rendere operativa questa “lista di salvaguardia”? L’ACI è un ente parastatale e il suo impegno in favore dell’automobile e degli automobilisti è riconosciuto per statuto. Dunque, cosa si aspetta?

Il problema è che gli estranei al variegato mondo del collezionismo non sanno che finché non si è costituito l’ACI Storico (10 anni fa) nessuno aveva messo il naso negli affari dell’ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, che per legge dello Stato ha la delega a gestire il patrimonio collezionistico in Italia, controllando l’attività di 288 club sparsi sul territorio nazionale. E molti non sanno che iscrivendosi a uno di questi club con una qualsiasi auto ultraventennale (quelle che l’ACI definisce insicure e inquinanti) è possibile ottenere sconti su bollo e assicurazione. Valore aggiunto, la possibilità di ottenere (con relativo vantaggio sulla quotazione dell’auto) il riconoscimento di “Targa Oro”, previA certificazione di esperti del settore riconosciuti dalla stessa ASI.

Per risolvere la questione – a nostro sommesso avviso – ci sono solo due strade praticabili: una modifica della legge in vigore o un accordo tra ACI e ASI. Entrambe le strade, però, sembrano al momento non percorribili.  E’ clamorosamente fallito, a fine 2022, l’incontro virtuale tra le due associazioni organizzato in occasione dell’assemblea di fine anno dell’ASI. Fu mostrato alla platea un videomessaggio di Sticchi Damiani, che da Roma non risparmiò critiche all’operato del suo omologo Alberto Scuro. Il numero 1 dell’ACI parlò di “interessi di parte”, ribadì che a suo giudizio “non si può confondere un’auto storica con un’auto vecchia”, che “il futuro non può essere quello di considerare tutte le auto ventennali di interesse storico” e che l’attuale sistema è lasciato a “fatti poco chiari e con costi troppo elevati”. Se non bastasse Sticchi ribadì che “la lista chiusa è l’unica soluzione ai problemi del settore” e che trova il resto (cioè il sistema di certificazione dell’ASI) “anacronistico e poco onesto”.

Parole dure, alle quali il presidente di ASI ha replicato, davanti alla platea di associati, con classe, evitando polemiche frontali, ma ricordando una volta di più che l’associazione da lui presieduta andrà avanti per la sua strada partendo dal presupposto che “da sempre in sede ASI e FIVA la differenza tra veicoli storici e vecchi non può essere dettata dalla loro esclusività, dal numero di esemplari prodotti, da meriti sportivi o altro. Le uniche caratteristiche utili a identificare i veicoli di interesse storico sono l’anzianità, l’originalità, lo stato di conservazione e la tipologia di utilizzo (uso occasionale non quotidiano). Ogni veicolo – è la tesi di Scuro – se conservato bene e usato correttamente può diventare testimone storico di un’epoca, di un Paese o della vita dei singoli appassionati”.

Qualcuno intravede margini di trattativa? Noi no. Purtroppo.

“LISTA CHIUSA” per i veicoli storici? Un errore! – Autologia

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