A Milano con passione

Da buon appassionato di vetture classiche (un modo più snob e elegante di chiamare le vetture storiche e/o d’epoca) ho compiuto il mio pellegrinaggio a Milano AutoClassica (evento durato tre giorni, da venerdì 24 a domenica 26). L’esposizione, giunta alla sua settima edizione, si è ritagliata uno spazio nell’affollato panorama degli eventi dedicati a questo settore.

L’offerta per gli appassionati di veicoli storici è veramente abbondante. Basta dare uno sguardo al calendario. Il Piemonte (con Automotoretrò), la Lombardia (con Milano Auto Classica e Novegro), l’Emilia (con la mostra scambio e il Motor Show) e il Veneto (con auto e moto d’epoca) offrono veramente molto a chi vuole frequentare questo mondo. Per non parlare dei grandi eventi esteri: Goodwood (con il Festival of Speed e il Revival Meeting) e Essen (con Techno Classica) rappresentano veramente il top del settore.

A questo punto viene da chiedersi se conviene o meno vederle tutte o se sia opportuno sacrificarne qualcuna. Dipende ovviamente dal proprio livello di attenzione verso questo settore. Da addetto ai lavori dico ovviamente di sì, perché anche in quella più piccola si può imparare sempre qualcosa o apprezzare qualche dettaglio. Se però fossi un appassionato forse mi dedicherei a quelle principali (se si frequentano Padova, Essen e Goodwood ci si può tranquillamente ritenere soddisfatti). Seguendo questo ragionamento si possono aggiungere due jolly, che possono essere Automotoretrò e Milano AutoClassica. Che, sotto certi aspetti, possono ritenersi adeguate al territorio della regione dove sono organizzate.

Tornando al discorso dell’evento milanese, mi ha fatto un certo effetto ritornare a Rho dove aver vissuto l’EICMA (il salone della moto). A colpire è naturalmente la differenza della superficie espositiva, con l’esposizione dedicata alla vetture contenuta in soli due padiglioni.

Entrando però ogni dubbio riguardo l’utilità della visita viene fugato dalla splendida Ferrari 250 GTO del 1962, esposta  (la cui valutazione ormai si aggira intorno ai 40 milioni di euro). Metterla all’ingresso è una saggia mossa perché fa dimenticare un po’ il prezzo del biglietto (20 euro, contro i 13 di Automotoretrò).

Basta fare pochi passi per essere ulteriormente soddisfatti del bello stand della divisione heritage di FCA, finalmente all’altezza di quelli organizzati dalle Case tedesche. Dopo anni di latitanza nel settore “epoca” (che ritengo strategico) i marchi nazionali hanno finalmente la loro bella vetrina, dove vengono “raccontate” storie avvincenti (in questo frangente da segnalare quella dell’Alger – Le Cap del 1951, raid nel quale è stata impiegata la Fiat Campagnola A.R 51) e vedere alcune vetture della collezione FCA Heritage.

Molto apprezzato è stato anche lo stand del Museo Ferrari, nel quale era integrato anche una versione semplificata del simulatore utilizzato dai piloti per testare “virtualmente” le vetture. Interessante anche lo spazio di Ferrari Classiche, reparto che da anni ripristina le “rosse” classiche utilizzando materiali e tecniche simili a quelle utilizzate durante la costruzione delle vetture. Sempre in tema “cavallino rampante” ha attratto non poco l’inusuale F 40 color verde abetone. Questa vettura, appena restaurata, supera di sicuro la  quotazione di 1.3 milioni di euro di una sua “sorella” vestita con il classico rosso Ferrari.

Apprezzata come sempre la presenza di marchi come Porsche, Lamborghini, Lotus e McLaren.

C’è stato anche spazio per il motorsport “classico” italiano e internazionale, nell’ area dinamica di Milano AutoClassica, conosciuta come Classic Circuit Arena.

Per gli amanti della regolarità è stato organizzato un corso indirizzato a piloti neofiti ed esperti, con una sezione teorica ed una pratica. In palio la partecipazione a una importante gara nazionale di Regolarità.

 

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