Dettagli. Sono sempre i dettagli che fanno vincere. O perdere

Sette punti di vantaggio a fine agosto. Cinquantanove punti dietro oggi, dopo soli tre Gp. Un terremoto. Difficile avere un tracollo così clamoroso in poco più di un mese…

Eh ma ragazzi, il Motorsport è così. E’ sempre una questione di dettagli. Dettagli tecnici, sportivi, organizzativi, ambientali (intesi come aria che si respira all’interno di una squadra). E per poter arrivare al top – che poi vuol dire essere competitivi, non necessariamente vincere che è comunque appannaggio di uno solo – bisogna sincronizzarli tutti questi dettagli, infilandoli tutti al posto giusto nel momento giusto.

Non basta ingaggiare i tecnici più quotati, né i piloti più veloci. Così come non è sufficiente avere soltanto un’organizzazione perfetta. E’ l’insieme ad essere fondamentale. Anche il più piccolo dei dettagli può farti perdere una gara, così come ti può consentire di vedere inaspettatamente prima di tutti la bandiera a scacchi. Nulla va sottovalutato, nemmeno le cose più routinarie all’insegna del “si è sempre fatto così, cosa vuoi che capiti”. E nulla va dimenticato, nemmeno i frammenti più banali del “cosa vuoi che importi”. Mai cantare vittoria prima del tempo. Mai scatenare l’immodestia. Mai tralasciare l’umiltà. E mai lasciarsi prendere dall’affanno.

E’ così in tutte le categorie del Motorsport, laddove il cronometro la fa da padrone assoluto perché non si fa convincere né da moine né da taroccamenti numerici. E laddove lo ferma per primo sempre il più bravo, che piaccia o no. Laddove non si può barare o aggirare gli ostacoli. Laddove serve equilibrio e competenza. Tutti ingredienti che non si acquistano in farmacia.

E’ così anche in Formula 1, quella che fino ad un mese fa ci stava proponendo uno degli spettacoli più equilibrati ed emozionanti degli ultimi anni con le Ferrari tornate competitive ad insidiare il dominio delle imprendibili Mercedes che avevano stradominato indisturbate da quando era stata varata l’era dei propulsori ibridi. Sebastian Vettel sempre in testa alla classifica Piloti. Con alti e bassi, ma sempre comunque davanti a Lewis Hamilton.

Finché a Monza, Gp di casa, il cronometro volta le spalle alla Rossa. Che poi non era nemmeno così difficile da attenderselo viste le caratteristiche del circuito e le qualità espresse dalla vettura di Maranello fino a quel momento. Era ovvio che un tracciato con rettilinei così lunghi, dove per scorrere veloci le vetture viaggiano con pochissimo carico aerodinamico, avrebbe premiato l’efficienza delle Mercedes W08. Ovvio per chi conosce questo mondo e considera Monza una singola tappa di un lungo percorso. Semplicemente un episodio negativo da mettere subito alle spalle continuando con lo stesso spirito e la stessa compattezza espressa prima di quel weekend.

E invece a Maranello succede qualcosa. Perché anche le parole sono importanti e ancor più lo diventano le reazioni poco equilibrate. Qualcuno di quei dettagli che vi elencavo prima finisce fuori dai binari e non si incastra più con tutti gli ingranaggi di un sistema che girava perfetto fino a poco prima. Altri dettagli cominciano a loro volta a gracchiare, a girare storti, a rompersi. E uno dopo l’altro, affannati, vanno a deragliare da un percorso sportivo bello come un Rolex. La vettura è pur sempre quella di prima, ovvero molto prestazionale in quasi tutti i circuiti dove si corre. Eppure i punti mondiali non si raccolgono più. Singapore, Malesia, Giappone… uno tsunami. E da +7 Vettel e la sua Ferrari finiscono impietosamente a -59 da Lewis Hamilton.

Il Motorsport è un mondo strano. Un mondo in cui tutti si muovono normalmente sotto pressione. E con quella hanno imparato a conviverci. Un mondo di appassionati in cui per farsi benvolere dal cronometro bisogna essere molto competenti, in tutti i settori. Ognuno nel suo, soprattutto. Piloti, meccanici, manager, logistici e ingegneri. Non servono pressioni supplementari o ansie esagerate, che diventano inevitabilmente sabbia in quegli ingranaggi che devono girare possibilmente come un Rolex.

Peccato. A Maranello era sufficiente continuare con lo stesso spirito e lo stesso equilibrio. Anche dopo Monza. Nonostante Monza. Perché in quei primi sette mesi di questa stagione sportiva i Ferraristi avevano messo in scena una rinascita poderosa dopo qualche anno molto buio. E sarebbe stato bello avere la lucidità per riconoscerlo. Ed il rispetto per coloro che lo avevano reso possibile avrebbe dovuto prendere il sopravvento per dare a tutti quel boost di serenità indispensabile per provare a ricacciare dietro “i tedeschi”. Ma con calma e umiltà. Senza strafare. Al via della gara dopo, a Singapore, così come nell’implementare le evoluzioni tecniche in vettura. Invece…

Dettagli. Sono sempre i dettagli che fanno vincere. O perdere.

1 commento
  1. renato ronco
    renato ronco dice:

    Parole di chi conosce in profondità lo spirito del Motorsport ! Guai a rilassarsi, guai a distrarsi, anche un attimo. Certo, è logorante. Ma per chi vive dentro a questo ambiente la tensione, l’ossessione, la dedizione totale sono l’altro motore della macchina. A volte più importante di quello sotto il cofano.

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