Angelo Siino “BRONSON”, il mafioso che guidò la Papamobile

L’Ospite di Autologia: Beppe Donazzan, giornalista.

Assomigliava a Bronson, all’attore Charles Bronson. Quel cognome lo scelse come pseudonimo per correre. Il viso da indio, visto in decine di film, segnato da mille rughe, i baffi spioventi, gli occhi scuri, mobilissimi. Faceva timore Angelo Siino, classe 1944, così era registrato all’anagrafe di San Giuseppe Jato. Un paese alle porte di Palermo, ottomila anime. Da sempre una passione per le auto, per le corse e, “minchia” come intercalava di solito nella parlata, non era facile batterlo in Sicilia. Nella “sua” Sicilia. E i suoi amori continuavano con donne, fucili da caccia e orologi Cartier, ma soltanto quelli con il cinturino d’oro.
Così si presentò anche in quel weekend del giugno 1982 a Siracusa. Alla guida di un’Opel Ascona 400, Gruppo 4, preparata da Carenini. Fece proprio il “giustiziere”, nel senso che “uccise” subito la gara grazie ad una supremazia nettissima.
In una giornata dal caldo sahariano, che provocò nella zona di Avola un colossale incendio, a causa del quale furono annullate due prove, il sosia di Bronson si aggiudicò, in coppia con il fidato Eros Di Prima, otto speciali su dieci. Consolidando con forza il primato nella classifica siciliana dei rally.
Una carriera che ebbe uno sviluppo lineare, Kadett Gr. 1 e 2 all’inizio, Ascona 400 Gr. 4 poi, quindi il passaggio alla Ferrari 308 GTB preparata da Giuliano Michelotto. Con la berlinetta della Promotorsport di Padova, tra il 1983 e il 1984, conquistò sette successi. La Ferrari in Sicilia, una religione. Anche nei rally.
Quando correva “Bronson” erano migliaia gli appassionati che seguivano le sue esibizioni.
Nessuno però pensava che “Bronson”, quel buon pilota di rally, avesse una doppia vita.
Dietro al volto da attore si nascondeva un vero e proprio mafioso. Un personaggio alla Francis Ford Coppola. Soltanto dopo anni si venne a sapere che ricopriva il ruolo di “ministro delle finanze e dei lavori pubblici” per la mafia. Uomo potentissimo della cupola, al tempo di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il re degli appalti nel palermitano e non solo.
Non si muoveva mattone che non passasse al vaglio di Angelo Siino.
Venne arrestato, diventò un pentito e in seguito collaboratore di giustizia.
“La mafia era scolpita nel volto della mia gente, era nella polvere del mio paese. Da bambino, a cinque anni, incontrai Salvatore Gugliano, sognavo di diventare come lui. Dopo anni, gli uomini della sua banda furono i miei più fidati dipendenti…”, confessò.
Così potente da essere lui, Angelo Siino detto “Bronson”, a guidare la papamobile nella visita che Karol Wojtyla fece a Palermo il 21 novembre 1982.
Nessuno sapeva. O forse no… ( Tratto dal libro “Sotto il segno dei Rally Vol. 2” di Beppe Donazzan – Giorgio Nada Editore – Giunti).

 

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