Le tute bianche e il Marchese di Melfi

Quando il paradosso ha il sopravvento capita di assistere a storie come questa.
Allo stabilimento FCA di Melfi, dove si producono la 500X e la Jeep Renegade, le operaie sono in rivolta. Non vogliono più indossare le tute bianche date in dotazione dall’azienda
Il colore delle tute in questione fu scelto qualche hanno fa quando Fiat rimise in moto stabilimenti ormai obsoleti, come Pomigliano e Melfi, portandoli a livelli di qualità ed efficienza internazionale, ed oltre all’aggiornamento degli impianti pensò anche un po’ all’immagine, sia dei locali, sia dei lavoratori.
Sono passati ormai parecchi anni, ma adesso improvvisamente la scelta del colore bianco per le tute del personale rischia di scatenare l’ennesima vertenza sindacale e bloccare la produzione.
La lotta al “pigiamo”, così come viene ironicamente chiamata la tuta, non è di carattere estetico, ma per il fatto che le operaie si lamentano che i pantaloni si possono macchiare quando hanno il ciclo mestruale.
“Come membro del coordinamento donne del sindacato – spiega a Repubblica.it Pina Imbrenda, delegata Fiom nello stabilimento, – ho ascoltato le lamentele delle mie colleghe e mi sono data da fare. In fabbrica accadono troppi episodi incresciosi del genere, in ogni reparto. Una situazione imbarazzante. Quando si verifica non sappiamo dove andare, visto che non possiamo tornare a casa. Abbiamo 10 minuti di tempo di pausa, ma non ce la facciamo mica ad andare in bagno tutte le volte, dove si accumula la coda delle colleghe”.
Avrebbe anche raccolto una cinquantina di denunce di operaie che si sono barricate in bagno con i pantaloni della tuta macchiati di sangue perché si vergognavano di tornare al lavoro. “Noi facciamo i metalmeccanici, stiamo tutto il giorno in posizioni assurde – spiega la Imbrenda – perché lavoriamo dentro le macchine, facciamo un lavoro con il corpo piegato dentro le scocche. Diventa facile sporcarsi quando hai il ciclo mestruale. E così scatta un senso di umiliazione. Tutti in fabbrica lo vengono a sapere, qualcuno dei colleghi maschi fa anche il commento stupido tra le auto in fila. Tutto per colpa del pantalone chiaro. Per questo abbiamo deciso di agire cominciando a raccogliere firme per chiedere di cambiare il colore della divisa. Basta, non ce la facciamo più”.
La Fiom ha quindi raccolto 400 firme per chiedere il cambio di colore. La soluzione dell’azienda, che evidentemente non ha nessuna intenzione di cambiare le tute utilizzate in tutti gli stabilimenti del Gruppo, è stata pragmatica e forse un po’ provocatoria. Da gennaio le operaie avranno a disposizione delle “culotte” da indossare all’occorrenza sotto la tuta.
Com’è facile intuire, il sindacato non si è dichiarato soddisfatto, anzi: “All’inizio pensavamo ad uno scherzo – racconta un’operaia sempre a Repubblica.it – nessuno poteva immaginare che si potesse arrivare a tanto. L’ipotesi di sopperire a questo problema, consegnandoci un pannolino, sembra aggiungere la beffa all’umiliazione”.
Il problema è certamente serio per chi lo vive, ma probabilmente con un po’ di buon senso e buona volontà, come accade anche in tutte le altre situazioni lavorative che le donne devono affrontare, si può risolvere anche a livello personale.
Altrimenti possiamo suggerire un bel grembiulino blu sia per i maschietti che per le femminucce, come…all’asilo.

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