Nel GP di Malesia numerosi colpi di scena

Ci aspettavamo una gara movimentata nella perfetta tradizione di questo GP in Malesia e così è stato. Numerosi colpi di scena, a partire dalla prima curva con Vettel subito fuori gioco e Rosberg cacciato in fondo al gruppo, per finire all’esplosione del motore di Hamilton nella sua moderatamente serena cavalcata verso la vittoria. Hanno dunque vinto le Red Bull con “Smile” Ricciardo meritatamente davanti al compagno Verstappen. E terzo è finito Rosberg dopo la solita rimonta a cui ci hanno abituati i piloti Mercedes da quando guidano quel missile di categoria superiore. Poi è vero che la pratica della “Virtual Safety Car” è tanto demenziale quanto deprecabile e che qui a Sepang l’abbiamo vista troppe volte, ma a me la gara nel suo complesso è piaciuta parecchio.
Come al solito, condivido con voi alcune mie considerazioni sui temi più rilevanti di questa gara.

Occasione sprecata. Puntare tutto, “all in”, alla prima curva non è mai sinonimo di grande lucidità. Nemmeno quando si deve in qualche modo recuperare quelle posizioni che le qualifiche di quest’anno non concedono. Vettel partiva in terza fila, come quasi sempre gli capita quest’anno. Ha sfruttato lo start al meglio delle potenzialità della sua vettura, come quasi sempre gli succede. Poi ha spento il cervello scommettendo su quella prima curva che, incanalando tutti come nei vicoli del centro storico di un paesino, costituisce statisticamente il punto più critico dell’intero GP. Già, perché a Sepang ce ne sono tanti di punti per superare e di tempo per provarci ce n’era un sacco. E allora come mai proprio un 4-volte-campione-del-mondo come Seb ha fatto una simile stupidaggine dopo qualche centinaio di metri? Semplicemente perché questa sua seconda stagione in Ferrari, oltre a togliergli il suo abituale e sereno sorriso, gli sta facendo “montare la carogna”. E il nervosismo di aver buttato un’altra stagione, con la prospettiva tutt’altro che remota di perdere anche la prossima, gli sta facendo provare gli stessi sentimenti che ha provato il suo illustre predecessore spagnolo. E’ umanamente comprensibile. E si sa che un pilota nervoso non sfrutta al meglio le proprie opportunità. Oggi, vedendo come si è sviluppata la gara, l’opportunità per Seb era abbastanza interessante. Non credo che lo avrebbe portato alla prima vittoria stagionale, perché le Red Bull erano superiori ma soprattutto perché se non avesse innescato il patatrac alla prima curva, nemmeno Rosberg si sarebbe trovato in fondo al gruppone. E quando Lewis si fosse fermato col motore arrostito, sarebbe stato comunque Nico ad approfittarne. Ma è un dato di fatto che quando succede qualcosa di anomalo là davanti, la Ferrari non c’è mai. Ma proprio mai. Ed è un dato di fatto che, se escludiamo il 2008 in Toro Rosso, Seb non ha mai contato tanti ritiri come quest’anno (sono già 5…). Un Vettel così poco lucido non l’avevamo ancora mai visto nella sua carriera in F1. E credo che a Maranello farebbero bene a farsi qualche domanda, anche perché tra un po’ i piloti “fuoriclasse” in attesa fuori dalla porta sono finiti. Un po’ come i tecnici.

Chi la fa, l’aspetti. Poco più di un anno fa a Singapore, Max Verstappen non aveva lasciato passare il suo compagno Sainz nonostante il muretto gli avesse intimato di farsi da parte. Il suo “No!” urlato nel team radio è passato alla Storia tra i suoi adoranti sostenitori come il primo gesto carismatico del “pilota del secolo”. Stavolta è successo il contrario, perché, prima o poi, il Caso ti presenta sempre il conto. Non sappiamo se il muretto avesse chiesto a Ricciardo di agevolare lo scambio di posizione. E non risulta nemmeno che Daniel abbia fatto commenti in radio. Ma si è fatto capire perfettamente dal compagno e dai boss al muretto con una difesa tanto vigorosa quanto corretta. E siccome Daniel non è osannato come il suo compagno, ma è forte almeno tanto quanto lui (e perlomeno lo sta dimostrando da qualche anno), ecco che il ragazzino olandese ha preso tutto il suo talento e il titolo di “pilota del secolo” e se l’è messo in saccoccia. Insieme alle pagnotte che deve ancora mangiare per diventare davvero un Grande. Sono molto contento per la vittoria di Ricciardo. Pilota veloce, consistente, sereno, umile, intelligente e anche simpatico. Un grande professionista sempre ben integrato nella squadra. E comunque è un dato oggettivo che su 12 eventi l’australiano è stato davanti al suo adorato compagno 9 volte in qualifica e 8 volte al traguardo. Io non farei finta di dimenticarlo e, come dico sempre,… “fly down, dear Max”.

Si vede quand’è l’anno buono. L’ho scritto qualche giorno fa… i numeri stanno girando dalla sua parte. E quando il Caso gira anche il vento dalla parte giusta, ecco che pensare che questo sia davvero l’anno buono per Nico Rosberg non è poi così azzardato. Non sto parlando di fortuna, perché, a mio parere, Nico si sta meritando tutto ciò che raccoglie in questo 2016. Ma si sa come funziona nel Motorsport… ci sono annate, situazioni, momenti in cui tutto gira bene. Secondo in qualifica, Nico si stava garantendo la seconda posizione anche alla prima curva, dietro al suo compagno. Poi l’irruenza di Vettel lo ha fatto girare. Fortunatamente per lui, la sua vettura non ha riportato danni, ma si è trovato in fondo allo schieramento ed ha dovuto ricominciare da zero con Hamilton in fuga, là davanti. Dall’ingoiarsi l’ennesimo contro-sorpasso di Lewis nella classifica del Mondiale, si è trovato a fine gara con più punti di vantaggio di quanti ne aveva prima. Perché lui, guidando un missile, ha potuto mettere a segno la solita rimonta impossibile. E perché l’inglese ha parcheggiato col motore in fiamme. Ora i punti di vantaggio di Nico nel Mondiale sono ben 23. Sono tanti ma comunque non ancora sufficienti a fare i ragionieri, perché mancano ancora 5 gare e a Rosberg non basterebbe arrivare sempre secondo. Insomma, è comunque ancora lungo il cammino da fare. Certo è che tutto sta girando dalla sua parte… Ora tocca a Hamilton tirare fuori gli attributi per sovvertire questo momento. Si può capire la sua frustrazione a fine gara che gli ha fatto balenare dubbi su “qualcuno che non vuole che lui vinca il Mondiale”. Ma non è così. Questo “qualcuno” non esiste perché sarebbe assolutamente demenziale che la Mercedes si desse la zappa sui piedi in questo modo. Io credo che la lotta tra i due galletti Mercedes sia ancora più che aperta e che chi ama questo sport senza le deformazioni del tifo potrà sicuramente apprezzare i 5 eventi che ancora mancano.

Sorpassi e penalizzazioni. Sono tornate a galla le penalizzazioni. Rosberg ha lanciato la sua vettura all’interno della curva a sinistra nel “cavatappi” appoggiandosi contro la fiancata di Raikkonen. Un gesto irruento ma, a mio parere, non certo da killer delle piste. Idem Vettel nella staccata sciagurata ma non pericolosa alla prima curva. Sicuramente non sono stati fatti più criminosi di ciò che aveva fatto Verstappen a Spa, passando peraltro ben fuori dalla pista. Eppure i Commissari Sportivi hanno deciso (ancora una volta) in modo difforme e discutibile. Altre volte erano normali contatti di gara, stavolta dieci secondi di penalità a Rosberg e tre posizioni in meno per Vettel nella prossima gara in Giappone. Sono sempre più convinto che questa disparità di giudizio sia deleteria per la F1. E sono sempre più convinto che le penalizzazioni, oltre che essere assurde nella maggioranza dei casi, siano diventate proporzionali al nome che i piloti hanno registrato all’anagrafe. A qualcuno sì, ad altri mai. Ecco, se i nuovi proprietari del Circus non rimetteranno nei giusti binari questa pessima tendenza, o addirittura la incoraggeranno in nome del concetto americano di sport che può permettersi anche di rimescolare le carte da gioco per creare spettacolo ed accontentare un po’ tutti, credo che tutto questo mondo perderà definitivamente la poca credibilità che gli è rimasta.

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