Pre-visioni e idee per il futuro della mobilità al “Quattroruote Day”

Ricordare e immaginare. Un lungo e ricco passato non esime dal guardare avanti, anzi sprona a farlo, per capire che cosa ci attende. Così oggi, nella giornata in cui Quattroruote celebra i suoi primi 60 anni, all’Unicredit Pavillion di Milano, i riflettori sono accesi sul futuro. Su come cambierà l’automobile domani, come ci sposteremo, come la tecnologia modificherà le nostre abitudini e l’habitat urbano.

Uno sguardo avanti e in alto. A gettare un faro su quel che sarà c’è un parterre di ospiti straordinari. Stefano Boeri, per esempio, che qui è di casa. Architetto e urbanista, Boeri ha firmato, tra gli altri, il Bosco Verticale, il grattacielo green che svetta accanto alla piazza Gae Aulenti, nel cuore del complesso in cui ci troviamo. Boeri ha spiegato che ci attendono tre grandi cambiamenti per l’auto: un nuovo rapporto con l’energia, più pulita e rinnovabile, un alto livello di automazione e una tecnologia che faciliti la connettività. Tutto questo cambierà anche il contesto urbano. Come? Secondo l’urbanista, la chiave è guardare verso l’alto: “I centri torneranno a crescere in altezza”, ha spiegato, “con edifici verticali, non solo per le abitazioni, ma anche per i luoghi dove si fa cultura, educazione, dove si passa il tempo libero”. È una questione di spazio, sempre più limitato, e di energia, che con gli edifici verticali è ottimizzata. In questo contesto urbano, secondo la visione di Boeri, ci sposteremo su capsule autonome, in sharing, che useremo per gli spostamenti quotidiani, che avverranno su percorsi rigidi, prestabiliti. “L’auto, però, resterà fondamentale per la libertà individuale”, ha concluso l’urbanista. “Continueremo a utilizzarla per le medie e lunghe percorrenze. E la sfida sarà proprio coniugare la tecnologia con la nostra libertà”.

Il design, mix di analogico e digitale. E sulle autonome è intervenuto anche un grande maestro dello stile come Walter de Silva. “La realtà oggi è fatta di analogico e digitale insieme”, ha esordito de Silva. “E lo sarà a lungo. La mobilità nei prossimi anni seguirà tre filoni: la guida flessibile, che ci permetterà di spostarci tra una città e l’altra seguendo piste in cui l’auto andrà da sola, per riprenderne poi i comandi entrando nell’area urbana. Ci sarà ancora il divertimento al volante, ma sarà ristretto ad ambiti limitati, in pista e in club di appassionati. Infine, le automatiche,  o meglio le semiautomatiche. Perché l’automatismo totale mette ancora ansia, mentre se c’è un’interazione con la vettura, con il volante e il pedale dell’acceleratore, si ha la sensazione di non essere in balia della macchina. Tutto il resto può essere automatizzato. Questa per me sarà la chiave”. E come saranno le autonome, o semi-autonome?: “Monoscocca in fibra di carbonio, carrozzeria in alluminio o in materiali termoplastici, non verniciate, ma ricoperte e personalizzate con pellicole”, ha aggiunto il designer. “E proprio la personalizzazione sarà la chiave, l’antidoto alla standardizzazione, le renderà riconoscibili, emozionali”.

Passaggio epocale. “Quello che stiamo vivendo è un passaggio epocale e per capirlo basta un dato: negli ultimi due anni si sono vendute più biciclette che automobili”. Suona come una provocazione, qui al Quattroruote Day, quella di Francesco Morace, sociologo e fondatore del Future Concept Lab, che ha tracciato lo scenario sociale e relazionale in cui vivremo nei prossimi anni. “Quello che ci aspetta è un cambio di paradigma che resterà per almeno 20-25 anni. In questo nuovo ambito ci saranno alcune tendenze che possiamo già vedere: il valore dell’eccellenza, del ben fatto, contro il mito del low cost degli anni passati. La prossimità digitale, con la tecnologia che ci avvicinerà sempre più e non ci allontanerà, come si temeva in precedenza. Una personalizzazione e condivisione sempre maggiori: si condivide per riconoscere e riconoscersi, perché ci si fida, e la fiducia sarà un altro elemento importante in futuro. Avremo e vorremo sempre più servizi e oggetti facili, semplici da usare ed efficaci, ma anche sostenibili e soprattutto universali”. E l’automobile come sarà in tutto questo? “Dovrà interpretare questo passaggio”, ha concluso Morace, non chiudendosi su se stessa, ma accettando contributi da altri mondi”.

La rivoluzione della mobilità. Che siamo a un punto di svolta epocale lo sostiene anche Lukas Neckermann, esperto di mobilità e autore di un saggio che spiega proprio come il nostro modo di muoverci si trasformerà. Seguendo tre obiettivi: “Zero emissioni, zero incidenti e zero proprietà. Per ottenerli, la soluzione è l’auto autonoma. Già oggi noi voliamo su aerei che vanno in automatico per gran parte del tempo, viaggiamo su treni senza macchinisti e ci fidiamo. Ci fideremo anche dei robot su strada? Io credo di sì: entro il 2020, quasi il 100% dei veicoli nuovi venduti avranno delle forme di automatismo. Il sogno per molti è e resta un’auto sportiva su una strada libera, e ce la godremo ancora, come oggi andiamo ancora a cavallo, nel tempo libero. Ma la realtà è che le nostre città stanno crescendo a ritmo intensissimo e la necessità di ottimizzare spazio e tempo ci spinge verso forme di condivisione sempre più diffuse. Già oggi per i giovani, il logo sul volante non è importante,. Ma è importante il logo del servizio di mobilità che scelgono sullo smartphone. Quello, secondo me, è il futuro”. Laura Confalonieri (quattroruote.it)

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