Quella volta che Senna mi raccontò che…

L’Ospite di Autologia: Beppe Donazzan, giornalista.

Esattamente 32 anni fa, il primo maggio 1994 a Imola la morte di Ayrton Senna sconvolse il mondo.
Quattro giorni prima, giovedì 28 aprile, ero stato incaricato di presentare, all’hotel Sheraton di Padova, l’evento improntato sulla nuova linea di biciclette mountain-bike Carraro siglate Senna. Il top della gamma. Centinaia e centinaia le persone che accorsero quella mattina per Senna. Per vederlo, sentirlo parlare: era il campione di tutti.
Giacca verde, camicia e pantaloni bianchi, cravatta disegno cachemire, Ayrton camminava lento circondato dalla gente. Non si voleva sottrarre all’abbraccio. Prima di entrare nella sala, gli sussurrai i punti principali della conferenza: “Presentiamo la bici, poi parliamo di Imola…”. “Va bene”, risponde ubbidiente.
All’ingresso, afferrò la bici che gli avevano preparato ed entrò nella sala tra gli applausi. Con la sua dolce cantilena rilassò e ipnotizzò la platea. Una ragazza gli chiese se la Ferrari rientrasse ancora nei suoi programmi. “Fin da piccolo è sempre stato il mio sogno. Volevo diventare pilota e ci sono riuscito. Volevo diventare campione del mondo e anche quest’obiettivo sono riuscito a centrarlo. Con la Ferrari sono andato molto vicino ma, all’ultimo momento, non sono riuscito a concretizzare l’ingaggio. Allora l’ho fatto perché un bel sogno non si deve guastare. Per non rovinare nulla bisogna che il matrimonio avvenga al momento più opportuno. Non avrebbe senso guidare una Ferrari e prendere tre secondi. La vittoria sarebbe soltanto un’illusione. E in Formula 1 non c’è spazio per le illusioni. In questo sport raccogli in relazione ai tuoi meriti effettivi e al valore della macchina che guidi. La Ferrari sta lavorando bene, ma ci vorrà del tempo perché sia vincente. Rimane l’ultimo dei miei sogni da realizzare”.
In effetti, dopo il Gran Premio di Francia del 1991 Ayrton Senna era già praticamente della Ferrari. Un’operazione segretissima, condotta dall’allora direttore sportivo Cesare Fiorio. Ma Prost lo venne a sapere immediatamente, e convinse il presidente Piero Fusaro a bloccare quello che sarebbe stato l’ingaggio dell’anno. “Tutta l’operazione andò in fumo. Con Senna doveva arrivare Patrese, per il quale mi ero battuto e che fu bruciato come Ayrton”, ricordò successivamente Fiorio. Un amore non consumato.
A Padova, finita la conferenza, in una saletta privata, dopo un’ora sotto il tiro di domande degli appassionati, Ayrton concesse a chi scrive e al collega Carlo Grandini, inviato del Corriere della Sera, un’intervista. Una lunga confessione, quasi uno sfogo sulla situazione della Formula 1. “Negli ultimi tempi se ne sono andati molti personaggi. A questa Formula 1 sta venendo a mancare ciò che vuole la gente: il grande pilota, il grande personaggio dentro e fuori le piste. Per lo show business è un periodo di transizione molto pericoloso. Se ne sono andati Mansell, Prost, Patrese, piloti che avevano fatto la storia delle corse. Guidare veloce una macchina è una cosa. Ci sono dei piloti in grado di farlo, ma non basta. La gente, sulle piste, non viene per la macchina. A parte la Ferrari – ma è un caso unico – la gente viene per l’uomo. Per il suo coraggio, per il suo carattere, per la sua personalità, per quella capacità di dominare il mezzo. È l’uomo ad emozionare, non la macchina. Se viene a mancare l’uomo con la U maiuscola, cade anche l’interesse, la motivazione, lo stimolo a seguire le corse”.
Parlò poi di Schumacher, il tedesco che aveva conquistato due vittorie su due gare all’inizio della stagione 1994: “Michael ha un grande talento e ha una macchina velocissima. Ha meritato ampiamente di vincere in Brasile e in Giappone. Ha dimostrato di essere molto maturo. In più ha una squadra molto valida, che certamente gli consentirà di sviluppare al massimo il potenziale e di esprimersi al massimo. Ha un bel vantaggio, ma il campionato non è ancora finito. Noi della Williams abbiamo accusato dei problemi che spero non si ripresentino più. Imola è una pista veloce, dove la potenza del motore Renault 10 cilindri mi dovrebbe aiutare. Potrebbe cambiare i valori espressi finora. Le corse sono imprevedibili, ma certo a Imola non posso sbagliare”. Non andò così. Non fu Ayrton a sbagliare, fu vittima della rottura del piantone dello sterzo della sua Williams. Il mondo pianse il pilota più amato e carismatico.
Ma Ayrton Senna, a distanza di tempo, tanto tempo, continua a vivere nel cuore della gente.

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