Il futuro dell’auto con l’effetto-ascensore
L’Ospite di Autologia: Tommaso Tommasi.
I costruttori di automobili la considerano la soluzione del futuro. Le notizie si accavallano e si va sviluppando il dibattito attorno all’auto che si guida da sola. La tecnologia ha fatto passi da gigante, Apple e Google, alfieri della Silicon Valley, stanno insidiando il ruolo dei costruttori di automobili che, secondo i più pessimisti, rischiano di diventare fornitori dei due assi della tecnologia informatica.
I più fantasiosi già descrivono strade e autostrade percorse muso contro coda da file interminabili di veicoli con dentro persone intente a tutto meno che alla guida. Forse è questo che sognano le nuove generazioni ammaliate da smartphone e tablet.
Forse.
Di certo, a parte l’enorme potenzialità finanziaria dei due colossi dell’informatica, il futuro dell’auto che si guida da sola passerà in qualche modo dalle loro mani, magari solo per fornire tutti gli strumenti necessari a farla funzionare nel modo corretto e necessario per poterla inserire nel traffico reale.
Già, perché questo è il vero problema: il rapporto dell’auto a guida autonoma con il resto della popolazione delle auto cosiddette convenzionali, ancora affidate alle intuizioni e alla capacità dell’uomo invece che ad una intelligenza artificiale.
Non è peraltro un mistero che proprio Google ha reso noto di aver già avuto molti problemi di comportamento del suo prototipo di auto self-drive “per colpa di altri automobilisti”, come se questo non fosse il vero problema centrale con il quale dovranno misurarsi i produttori di queste auto del futuro.
Intanto, per chiarire meglio che la cosa non riguarderà i tanti anziani oggi al volante, ricordiamo che si parla di vetture che scenderanno sulle strade in maniera consistente non prima di una quindicina di anni, anche se alcuni costruttori per garantirsi la primogenitura già parlano del 2020, sapendo perfettamente che prima di vendere uno di questi veicoli ( ci chiediamo se dovremo continuare a chiamarle automobili) si dovranno risolvere problemi banali come l’assicurazione obbligatoria (chi dovrà essere assicurato, l’occupante che non governa la macchina, il proprietario del veicolo, il costruttore o il fornitore dei sistemi di guida?) o come il rapporto con vetture convenzionali, già sapendo ora che le auto effettivamente a guida autonoma e non le soluzioni-via-di-mezzo dovranno per forza saper leggere segnali stradali di ogni tipo in città dove gli addetti comunali dovranno segnalare ad una intelligenza artificiale il più banale dei cambiamenti della segnaletica o del senso di marcia di una strada a senso unico.
Se parliamo di Roma, la vedo proprio male.
Ma senza voler per forza fare del pessimismo sulle auto del futuro, ci sia consentito di porre alcune domande.
Questo tipo di auto che probabilmente sarà caratterizzata da comodi salottini con frigobar, luci di lettura, tavolino da lavoro, computer, collegamento internet saranno oggetto di acquisto (a parte i forsennati che debbono avere tutto subito) o di noleggio a tempo?
Chi svilupperà il business, i Concessionari auto o le società di noleggio, tenuto conto che questo tipo di auto non resterà ferma per la gran parte del tempo come avviene per le nostre automobili, ma sarà in servizio h24, pronte a rispondere a qualsiasi richiesta?
Perché è evidente che basterà sfiorare la relativa app sullo smartphone o sul tablet per vedere arrivare in pochi minuti il veicolo davanti alla porta di casa o dell’ufficio. Una volta effettuato il trasporto del richiedente, che avrà indicato in qualche modo l’indirizzo di arrivo magari premendo un bottone, il veicolo sarà pronto per un nuovo trasporto persone.
Se è certo che l’auto che si guida da sola è pronta a percorrere centinaia di chilometri al giorno, appare assai meno certo che questo tipo di veicolo apparterrà ad una sola persona, ma ad aziende di gestione del trasporto persone.
Una specie di società di trasporto pubblico su domanda, ponendosi come alternativa al taxi convenzionale o alle iniziative tipo Uber.
Il progresso tecnologico non può fermarsi, questo è certo, così come è certa l’evoluzione dell’automobile, il cui mercato si segmenterà in modo assai diverso da oggi, basandosi non più su dimensioni, cilindrata e stili di carrozzerie, ma di funzione: perché l’auto che si guida da sola non potrà cancellare chi ha la passione dell’auto e vorrà continuare ad avere il piacere della guida. In questo senso, immaginiamo per questi sopravvissuti dei percorsi riservati.
Esattamente come oggi esistono le piste ciclabili.
E intanto il mondo resta in attesa delle automobili-ascensore, che una volta saliti a bordo premendo un bottone ti porteranno al piano, pardon, a destinazione.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!