La Salerno-Reggio Calabria, le accise, le promesse di Renzi e il giudice di Pindaro

L’Ospite di Autologia: Renato Cortimiglia.

Quando il socialista ministro dei Lavori Pubblici Giacomo Mancini, cosentino, morto all’età di 86 anni, decise di realizzare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, poi siglata A3, da calabrese sapeva a cosa andava incontro. Ma la sua tenacia è stata tale, che quell’autostrada è stata realizzata e i vari tratti vennero inaugurati tra il 1966 e il 1972. La volle senza pedaggi e così fu. Due strette carreggiate di metri 3,5 di larghezza per senso di marcia, mancanza di corsie di emergenza. Curve micidiali, gallerie improvvisate.
Somigliava a una statale a doppia corsia.
Ma non solo per la Calabria, che attraversava per 294 chilometri, per la Campania, attraversata per 171 chilometri, per la Basilicata, attraversata per 30 chilometri ma anche per la Sicilia che per i collegamenti su strada Sud-Nord e viceversa aveva ed ha il naturale aggancio alla Calabria, è stata una liberazione dalla anacronistica, faticosissima, stretta, inadeguata, strada statale fino ad allora unica infrastruttura esistente.
L’incubo del Vallo della Lucania era finito!
Ne cominciarono altri, di incubi. La A3 si rivelò ben presto inadeguata man mano che è aumentato il traffico veicolare soprattutto quello per il trasporto merci da Sud a Nord (e viceversa), dalla Sicilia in particolare che continuò a soffrire, e soffre ancora, la mancanza di quel ponte tanto sognato quanto promesso, ma mai realizzato.
Lo  Stretto di Messina ieri come oggi per l’economia e per il turismo è una strozzatura che non si riesce ad eliminare. Siamo l’unico Paese in cui la realizzazione di una infrastruttura così importante rimane una partita a ping pong tra ambientalisti e fautori del ponte.
Mentre questa partita senza fine continua a svolgersi nel 1998 il Giappone ha inaugurato il ponte di Akashi-Kaikyō (nella foto) che unisce la città di Kobe sull’isola di Honshu all’isola Awaji, il ponte sospeso più lungo del mondo (alto 282,8 metri e lungo 3.911 metri, campata principale di ben 1.991 metri). Senza alcuna preoccupazione per i terremoti, che da quelle parti sono di casa più che nell’area dello Stretto di Messina, e senza riguardo per i problemi ambientali e paesaggistici, ammesso che non si abbia avuto questo riguardo.
Nello stesso anno la Danimarca ha inaugurato lo Storebæltsforbindelsen, un ponte sospeso stradale e un tunnel ferroviario che ha ridotto i tempi di viaggio, che in precedenza era di circa un’ora di traghetto (può essere attraversato in una decina di minuti). La realizzazione del collegamento insieme al ponte di Oresund permettono di guidare ininterrottamente dal continente europeo fino in Svezia e nel resto della Scandinavia attraverso la Danimarca, fornendo una alternativa al percorso  più lungo che attraversa la Finlandia.
L’elenco è lungo. Ma i due esempi bastano.
Torniamo all’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Il cui ammodernamento e adeguamento ha fatto registrare tempi biblici. Purtroppo. Nei fatti è una nuova autostrada. Della precedente, viadotti compresi, è stato preso poco o niente. Quando i lavori saranno completati sarà un’autentica autostrada. Che finirà, come la precedente, a Reggio Calabria. Di autostrada nella parte jonica della Calabria come collegamento veloce alla A14 che attraversa Puglia, Molise, Abruzzo, Marche per arrivare in Emilia Romagna e congiungersi con l’asse viario autostradale del Centro Nord, di questa autostrada non se ne parla neanche. Per realizzarla, sia quel che sia come la originaria Salerno-Reggio Calabria, ci vorrebbe (forse) un altro Giacomo Mancini.
Il 22 dicembre inaugureremo la Salerno-Reggio Calabria” (Matteo Renzi, incontro con la stampa estera 21 febbraio 2016).
Per la cronaca: la dichiarazione venne accolta da un coro di risate.
La “nuova” Salerno-Reggio Calabria, secondo il proclama del premier Renzi sarà inaugurata due giorni prima di Natale. “Tu scendi dalle stelle, o re del cielo…”. I lavori proseguono a ritmo serrato per essere completati prima della data indicata. Siamo tutti Tommaso apostolo: “Se non vedo non credo”.
Il proclama sulla eliminazione delle assurde accise sulla benzina è rimasto nel limbo delle parole ad effetto. Tanto per citare alcune di queste assurdità: l’accisa per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936, pari a 0.000981 euro; la tassa sul finanziamento della crisi di Suez del 1956 che è pari a 0.00723 euro al litro; l’accisa pari a 0.00516 euro destinata alla ricostruzione post disastro del Vajont del 1963; l’accisa per la ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976, pari a 0.0511 euro al litro; continuiamo a pagare 0.0387 euro per la ricostruzione di abitazioni e infrastrutture dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Ma ce ne sono molte altre ancora, tutte tassazioni varate per fronteggiare un’emergenza finita la quale non sono state tolte dal carico del prezzo dei carburanti.
Paghiamo ancora l’addizionale di accisa sulla benzina per la guerra d’Etiopia. Entro l’anno razionalizziamo queste voci ridicole” (Matteo Renzi, 23 maggio 2014 a “Porta a Porta”).
Scherza coi fanti e lascia stare i santi.
Disse Pindaro: “L’unico vero giudice della verità è il tempo”.

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