Lettera aperta ai PR italiani della Case automobilistiche
Gentili tutti,
attraverso questa moderna agorà – e dunque dimostrando subito che non ho nulla contro il web (…e come potrei?), che anzi apprezzo e del quale me ne giovo come tutti – vorrei rivolgervi una pubblica domanda, nella speranza di ricevere una pubblica risposta da almeno uno solo di voi. Invitando i colleghi giornalisti ad entrare nella discussione (ove lo riterranno) soltanto dopo la/le risposta/e dei PR.
Com’è noto, noi giornalisti (intesi come coloro che sono iscritti all’Albo professionale) non amiamo, per usare un eufemismo, non tanto la figura del blogger (perché spesso anche noi lo siamo, io stesso lo sono in questo momento) quanto chiunque eserciti abusivamente la professione.
Poiché voi, amici PR, organizzate manifestazioni definite “presentazioni stampa“, all’interno delle quali si svolgono delle “conferenze stampa“, pensate che sia legittima la nostra richiesta di invitare alle stesse solo testate regolarmente registrate rappresentate sempre e soltanto da giornalisti muniti di tessera professionale (o comunque delegati dal responsabile di testata o rubrica)?
Le vostre Case organizzano eventi per vip, per rappresentanti delle grandi flotte, oltre che per i concessionari e le forze vendite, ovviamente,
perché non create un nuovo gruppo autonomo nel quale inserire i blogger/non giornalisti ?
Magari lasciandoli gestire (è solo un suggerimento!) ai vostri ottimi colleghi esperti di marketing. Gli stessi che spesso sostengono che noi giornalisti non serviamo più, che gli specializzati in particolare sono inutili, e via così.
Oltre a toglierci dall’imbarazzo, non denunciandolo, di essere correi del reato di “esercizio abusivo della professione“, avreste anche l’opportunità
di misurare la reale resa dell’attività dei blogger.
Forse quanto sopra non è applicabile per le presentazioni “internazionali” per le quali – lo sappiamo – siete costretti a seguire le direttive della sede centrale (…e a qualcuno di voi non dispiace, mentre invece a quelli più bravi crea disagio), ma magari è applicabile per eventi nazionali?
Ho espresso un’opinione e mi sono permesso di suggerire un metodo, certamente non perfetto ma spero meritevole di considerazione.
Immagino che qualcuno di voi storcerà il naso e magari i più permalosi se la legheranno al dito: pazienza…un invito in meno e soprattutto qualche taglio di pubblicità in arrivo. Spero di riuscire a sopravvivere lo stesso.
Del resto questo tema bisogna affrontarlo. Altrimenti – di questo passo – gli “abusivi” cresceranno e prenderanno definitivamente il nostro posto. Più in fretta di quanto probabilmente accadrà comunque.
Noi giornalisti resteremo disoccupati (anche a spese del nostro istituto di previdenza, e questo è un motivo in più per interessare adesso della questione Ordine e Sindacato), e gli editori falliti.
Cari amici PR, sperando di non avere urtato la vostra suscettibilità, vi ringrazio per l’attenzione. E ancor di più per quanto avrete voglia di fare per affrontare se non risolvere, questo gravoso problema che ormai sta diventando molto, ma molto sentito da noi giornalisti.
Dario Pennica
Vedi i commenti di Angel Caìdo su AUTODAFE’ dell’8 maggio 2015
Caro Pierluigi, Ti confermo che in occasione della prossima edizione di “No Smog Mobility” (che organizziamo con Gaspare Borsellino ed i colleghi di Italpress) che avrà luogo quest’anno a Catania da venerdì 2 a domenica 4 ottobre, è previsto uno spazio per trattare (cogliendo l’opportunità di presenza sia di giornalisti sia di PR sia di rappresentanti delle istituzioni di categoria), la comunicazione. E quella dell’automotive in particolare. Se anzi sin d’ora chi vorrà darà il proprio contributo suggerendo taglio e contenuti, sarà possibile realizzare un momento che possa rivelarsi utile e costruttivo. Autologia.net, ovviamente, dovrà esserne parte integrante…
L’amico e collega Dario ha toccato un nervo scoperto. Bravo! Già in un mio precedente intervento, a proposito della partecipazione scarsa e passiva di parte dei colleghi e nuovi arrivati alle conferenze stampa, avevo cercato di portare il dibattito su questa strada. E ora la discussione è aperta. Condivido il pensiero di Dario e condivido il commento di Marco Alù, direttore della comunicazione di Ford Italia. Spetta a chi gestisce la pagina motori e gli argomenti correlati in un media, delegare all’evento il collega collaboratore adatto, indirizzandolo anche sui temi da approfondire, sul taglio da dare al servizio e sull’ambientazione che un determinato pezzo richiede se svolto in luoghi particolari. Insomma, se una prova si tiene su un circuito storico e in qualche località che si presta a rilievi di costume e approccio diverso alla mobilità, è importante prenderne atto. E non mandare un pezzo che sembraambientato sotto casa, privo di qualsiasi emozione.Purtroppo, in più occasioni, io che frequento Facebook solo per ragioni professionali, evitando il più possibile di parlare dei fatti miei (mi trovo nella lounge…, sono all’hotel tal dei tali, ma che bel tramonto e altre amenità), noto in alcune occasioni che chi partecipa a una presentazione “posta” immagini vacanziere accompagnate da commentini vari che nulla hanno a che vedere con lo svolgimento del lavoro in quel determinato momento. La conseguenza è immaginabile e ad andarci di mezzo è l’immagine di chi segue questo settore con attenzione, professionalità e voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo. E’ forse un nuovo modo di comunicare? E’ forse un modo di far vedere agli altri dove ci si trova per “lavoro”? La rete, infatti, può giocare brutti scherzi e non si sa dove e a chi un determinato “post” può finire. Le nuove tecnologie, che tutti noi “anzianotti” stiamo pure digerendo, hanno tanti pro ma anche parecchi contro se usate male. Ritengo, infine, che un confronto sui temi della Comunicazione, divisione purtroppo relegata nelle retrovie di molte aziende come peso specifico perché fagocitata dal sempre più potente marketing, debba essere fatto proprio tenendo conto delle evoluzioni in atto.E, caro Dario, il tuo evento in Sicilia del prossimo autunno potrebbe essere l’occasione giusta. Ti lancio questa idea. Grazie.
Ma guarda un po! Pennica scrive sul tema della qualificazione professionale e sulla presenza dai blogger e (siti vari) alle presentazioni e si scatenano i commenti. Ma allora Autologia è un blog vero! Si perchè a ben vedere commenti ai vari pezzi se ne vedono pochi e sempre con le stesse firme. Eppure di pezzi interessanti e magari provocatori ce ne sono stati. Ma se si tocca il tasto delicato allora si accende la miccia. E’ la difesa del proprio lavoro? O della propria immagine…? E’ evidente che il sistema è mutato e richiede un assestamento. Ed anche i PR forse ne stanno prendendo atto: si renderanno pur conto che la passività alle conferenze stampa di persone spesso incompetenti, e poco partecipative, è anche poco qualificante di fronte ai dirigenti delle Case. Sarebbe interessante sapere dai PR qual’è la qualità della partecipazione della stampa straniera per poter fare un confronto. Poi c’è il tema della professionalità: e lì anche noi dovremmo fare un esame di coscienza. Quanti colleghi abbiamo visto tagliare drasticamente i percorsi per arrivare subito in hotel? Quanti colleghi rivelano scarsità di conoscenze tecniche ( anche basilari, a volte ) ? E quante volte è capitato che il giornale mandi il redattore del calcio o del ciclismo o della cucina in “vacanza premio” ? Ha ragione Alu, non può discriminare a priori. Speriamo comunque che il sasso gettato nello stagno da Pennica provochi qualche robusta increspatura.
Renato Ronco
Essendo trascorso parecchio tempo dalla pubblicazione del mio post, ritengo che coloro i quali – fra i PR – hanno avuto voglia e tempo di rispondere lo hanno fatto. E quindi ringrazio a titolo personale (ma credo anche a nome dei colleghi) Desireè Baldini (lady first), Marco Alù, e Pierfrancesco Caliari che (anche) questo ruolo ha svolto. Non so se tutti gli altri non hanno ritenuto di intervenire, o sono stati solo preceduti dal ping-pong dei miei colleghi, i quali probabilmente hanno capito che altri interventi non ci sarebbero stati. L’intento era quello di lanciare un’altro “sassolino nello stagno” ed invitare alla riflessione. Abbiamo appreso che Ford e Lexus un distinguo hanno iniziato a farlo, e chissà che ciò non stia avvenendo o non sarà possibile avvenga anche da parte di altri. Oggi silenti. Non è necessario controllare l’identità professionale di ciascuno purché siano delegati dal responsabile di rubrica o testata, e questa sia regolarmente registrata. Anche se chi dirige – ricorda Morosini – non dovrebbe delegare chi ancora non è neppure pubblicista. Se le regole ci sono dovrebbero essere rispettate da tutti. In privato o su altri media mi sono arrivati messaggi, oppure ho letto, riferimenti ad presunta “guerra” di noi “anziani” (sic) giornalisti, contro i blogger e segnatamente i giovani. Una stupidaggine. Mi piace ricordare, a me stesso, che non sono nato quasi 60enne (quasi) ma ho iniziato a fare questo mestiere neppure ventenne… e di giovani e giovanissimi colleghi ne ho “allevati” molti e continuo a farlo. Con affetto e con piacere. E senza reticenze e gelosie. Avendole peraltro subite all’inizio della mia attività. Come tutti o quasi. Personalmente non temo alcun tipo di “concorrenza” (se non quella sleale perché non posso e non voglio ribattere sullo stesso campo), essendo convinto che mentre altri copiano – chi sa – va avanti… Quindi non c’è difesa di posizione. Ma un richiamo al rispetto delle regole. Le case sono ovviamente libere di credere e puntare anche o solo su altri e più moderni media (lo sono i social e pure i blog), e dunque di relazionarsi con chi vogliono e come vogliono. Ovvio. I giornalisti, o almeno una parte di questi (visto che ad altri la cosa non infastidisce), chiediamo di separare, se possibile, le due categorie. Con questo riconoscendo, anch’io e per quel che vale la mia opinione, un ruolo anche ai blogger. E magari dopo un po’ misurare anche le diverse utilità. I risultare potrebbero essere interessanti per tutti. Non mi sembra così complicato. O no? Grazie a tutti per l’attenzione
Non è questione di buttarla sul sindacale, la questione vera è far rispettare la legge. La Federazione avrebbe dovuto ricorrere ai tribunali anni fa, invece di tollerare che avvocati, commercialisti, piloti, calciatori facessero il nostro mestiere. E le nuove tecnologie non c’entrano e se finiamo fuori strada è perché molti di noi non si sono adeguati. E allora è giusto che restino fuori ma non a vantaggio di chi giornalista professionista non è. Infine, chiamare l’ordine dei giornalisti una corporazione mi sembra quasi un a bestemmia. Medici, avvocati,. ingegneri, commercialisti, architetti sono corporazioni? Quanto ai nostri interlocutori che non la penserebbero più come noi, oppure che sarebbero privi di autorità e indipendenza, basterebbe metterli di fonte a una querela. Ma io non credo che sia così, io credo che sia più comodo il copia-incolla sulle notizie mandate dalle case automobilistiche piuttosto che dare ai giornalisti la possibilità di un giudizio serio e indipendente. Cosa che, purtroppo, alcuni di noi in passato hanno fatto raramente!
Nestore Morosini
Caro Paolo e cari tutti,
Le tue riflessioni sono sacrosante, ma vanno a cozzare contro una realtà dei
fatti che non possiamo nemmeno immaginare di modificare. C’è uno studio
molto interessante che dice che fino a che le modifiche di una situazione
generalizzata cambiano di pochi punti percentuali, chi vive quella realtà
continua a riferirsi alle esperienze del passato. Quando i pochi punti
percentuali diventano molti o moltissimi (nel senso che i parametri sono
cambiati molto) allora la curva si impenna e i riferimenti al passato per
procedere nel futuro non hanno più alcun valore.
Di fatto, noi – forti del nostro passato professionale – abbiamo affrontato
a tavoletta quella curva che era intanto diventata a gomito e rischiamo di
finire fuori strada, se non riusciamo rimettere il sistema in carreggiata.
Il punto è: ha senso, come categoria, agire tutti insieme se poi i nostri
interlocutori non la pensano più come noi o, peggio, non hanno più
l’autorità e l’indipendenza necessarie per fare le loro scelte?
A presto, Tommaso Tommasi
L’argomento è molto interessante anche per esterno al vostro mondo. Tuttavia siete troppo autoreferenziali, spesso non si capite se siete giornalisti, blogger, PR o altro. Forse, visto che non tutti fanno parte del vostro mondo, dovreste essere più chiari. Questo è un blog aperto a tutti credo.
Grazie
Mario
Caro Tommaso i problemi sono evidenti per tutti ma se giornalista vieni escluso a favore di nuovi modi di comunicare che senso hai ancora di esistere? Ovvero se sei un professionista che opera da anni e quindi conosciuto il fatto di essere escluso vuol dire che chi sei cosa hai fatto e chi rappresenti non conta nulla, e che il tuo futuro lavoro e dignitá dipendono dal pr di turno che ti dâ accesso o meno alle informazioni. Se come media non mi considerano come sito nemmeno e pure nemmeno come blogger capisci che, se da un lato il sindacato ha mostrato la sua inutilitá e che la Uiga ( nonostante gli sforzi della brava Marina negli ultimi tempi) son serviti quanto la pagina di un giornale, che dal giorno dopo ci incarti il pesce… A noi viene chiesto aggiornamento professionalitâ e altro ancora, poi come interlocutori a volte abbiamo gente che non sa nemmeno di cosa parla ma da cui dipende la mia professione. Come la mettiamo?
Paolo Ciccarone
Ciao a tutti, chi mi conosce sa che, volendo lavorare, nel 2013 mi sono dovuta inventare un lavoro, creando da zero una testata giornalistica web. Difficoltà? Enormi, a parte gli investimenti iniziali, tanti complimenti per il lavoro fatto ma tante porte chiuse. Perché budget e presentazioni sono molto spesso destinati ad altri e se fossero giornali importanti, con numeri altrettanto importanti, si potrebbe capire, ma così non è e basta un rapido confronto delle visite. Credo sia giusto, lo pensavo qualche giorno fa, prendere posizione, ma per farlo bisognerebbe essere tutti concordi sul mantenere una linea, cosa che purtroppo non accadrà mai, visto che i singoli continueranno a difendere il proprio orticello, che siano dipendenti di un editore o autonomi. Questa è la situazione e chi la vive la conosce bene.
Nestore ha giustamente sottolineato un altro aspetto della questione e, non me ne voglia nessuno, ce ne sarebbe anche un altro da evidenziare oltre a quello dei blogger e dei non giornalisti (pubblicisti e/o professionisti – nel mio caso mi sono sempre rifiutata TASSATIVAMENTE di fare l’esame, conoscendo personalmente le lacune (per usare un eufenismo…) di chi teneva i corsi e ritenendo di non aver nulla da dimostrare, visto che per me parlavano i 36 esami VERI e la laurea – quando l’università era vera – e, soprattutto, il lavoro), ovvero quello dei colleghi in pensione che continuano a essere occupati da editori che trovano più vantaggioso impiegare loro, non solo per l’esperienza che hanno, quanto dal punto di vista economico.
Non trovo giusto fare di tutta l’erba un fascio quando si parla di giovani, ce ne sono alcuni che meritano, che si impegnano, che si danno da fare seriamente per crescere e imparare, con umiltà, chiedendo a noi più “navigati”. A loro un’opportunità va data, come è stata data a noi tanti anni fa. Forse però non ci sono più i “maestri” di allora, non si ha più voglia di insegnare, è vista come una perdita di tempo. E poi se si prende un giovane bisogna metterlo in regola, un pensionato no e magari lo si paga anche in nero… è così che va, no?
Per quanto riguarda le presentazioni, ho notato che la situazione sta cambiando, segno che le Case (alcune, non tutte) hanno ragionato sulla cosa e sulla comunicazione e stanno aggiustando il tiro.
C’è poi un’altra situazione “pietosa”, che vive chi ha un sito web e che riguarda sempre la professionalità: quella del mare di comunicati “non auto” ma legati al mondo dell’auto con presunti uffici stampa che inondano le mail di comunicati, privi di immagini. E lo sapete perché? Alla mia domanda precisa mi è stato risposto: “Così chi è interessato a pubblicarlo le richiede e abbiamo già una prima scrematura di chi pubblicherà”. Ebbene, personalmente mi sono stancata di lavorare per altri, che vengono pagati e tanto dalle aziende che non sanno a chi si affidano, quindi ho adottato la seguente linea: comunicato incompleto, pieno di errori (grammaticali e refusi non si contano più), senza foto, archvio diretto nel cestino. Basta perdite di tempo e basta regalare le perle ai porci, come disse qualcuno… E poi così le aziende si renderanno conto che i comunicati non escono e magari andranno a ricercare i motivi.
Chi mi conosce sa anche che dico sempre quello che penso (cosa che spesso mi si è ritorta contro ma va bene così): non possiamo pretendere di essere rispettati e di andare in giro a fare proclami “noi siamo giornalisti, gli altri no”, trincerandoci dietro a deontologia e professione quando sappiamo bene come vanno le cose. Sapete, in questi ultimi due anni mi sono sentita dare (anche per iscritto) “lezioni di vita” da colleghi al di sopra di ogni sospetto, che mi hanno detto che sbaglio tutto e che devo cambiare rotta. Sbaglio a scrivere di tutte le Case su MotoriNoLimits, che in questo modo “rovino l’ambiente” perché bisogna scrivere solo di chi “investe”. Ebbene, io sono giornalista, pubblicista ma comunque giornalista, frequento i corsi di aggiornamento professionale e cerco di attenermi alle regole deontologiche della mia professione. Inutile fare “le verginelle”, nessuno lavora per hobby e il lavoro deve produrre reddito. Ma come giornalista è mio DOVERE informare i lettori e sarebbe da criminali e da disonesti scrivere solo di chi paga. La “Casa X” fa pubblicità o mi invita alle presentazioni o mi dà l’auto in uso quindi ne scrivo; la “Casa Y” non dà niente e allora non esiste. Scandaloso, vero? Eppure funziona così, nel dorato mondo dell’auto. E lo sappiamo bene. Quindi i problemi esistono, sono tanti, non solo quello evidenziato da Dario. Un abbraccio a tutti e scusate se mi sono dilungata…
Barbara
Ha ragione!! Ho risposto dando per scontato che si capisse chi ero.
Comunque sono Marco Alù Saffi Direttore Relazioni Esterne Ford Italia Spa.
Saluti
Carissimi amici,
Eviterei di buttarla sul sindacalese.
Qui il discorso che si deve fare è un altro, perché le difese di
corporazione sono destinate a soccombere con l’evoluzione della nostra
professione e dei media elettronici in continua espansione.
Amo ancora il profumo della carta appena stampata, ma non posso far finta
che nulla sia cambiato, insomma.
Possiamo solo difendere il lavoro che svolgiamo dimostrando la nostra
professionalità e puntando sulla capacità degli interlocutori delle Case di
saper valutare ciò che facciamo.
E a proposito di interlocutori, vi siete accordi che anche loro hanno dei
grossi problemi, ora che sono quasi tutti governati dal marketing?
Un abbraccio, Tommaso Tommasi
Caro Alfio e caro Pennica,
io sarei ancora più drastico visti i tempi che corrono e visti i disoccupati PROFESSIONISTI che restano a casa. La legge vieta ai pubblicisti di esercitare la professione in redazione e come inviato. Il reato è penale, perché il pubblicista non ha sostenuto l’esame di Stato, e coinvolge non solo l’autore del reato ma anche il giornale che lo utilizza e l’azienda che lo ospita. Perciò siano solo i giornalisti professionisti a esercitare la professione e. La legge dice anche che i pubblicisti che vivono solo di giornalismo possono chiedere di essere ammessi all’esame di Stato. Cordialmente
Nestore Morosini
Gentile sig Marco “Malu” per che azienda parla?
Caro Dario,
Per quanto concerne Infiniti in Italia, come ben sai, la Casa Madre organizza pochi, sporadici eventi Stampa prevalentemente internazionali dove l’unico criterio di imposizione per la selezione ospiti è il rilievo dei media (diffusione, ma anche tradizione e solidità) siano essi cartacei oppure web ed il grande limite è il numero ristretto. Per i cosiddetti “bloggers” Infiniti Europe organizza, a rotazione, dei piccoli eventi mirati indirizzati per lo più a bloggers lifestyle e premium (volutamente extra settore automotive) dunque a oggi non mi sono mai trovata nell’imbarazzo di dover fare una scelta, perchè su suggerimento comune di tutti noi PR EMEA , la Casa Madre ha ben compreso la necessità di differenziare le categorie. Spero di esserti stata utile, un caro saluto,
Désirée
Solo per chiedere che chi commenta/risponda lo faccia con nome e cognome, giusto per qualificare questo sito e i suoi commenti. Conosco diversi Marco tra i PR e non so chi sia “Malu”. Grazie. Come richiesto dirò la mia solo doopo aver dato ai PR il tempo per intervenire. Un caro saluto a tutti.
caro dario, il mondo cambia…, i pr cambiano…., i giornalisti cambiano….!
Caro Dario ti rispondo con piacere portandoti il mio punto di vista che chiaramente non ha nessuna pretesa di essere attribuibile anche ad altri.
Negli ultimi 24 mesi, dopo un iniziale “entusiasmo” verso i nuovi canali media, abbiamo cercato di scremare individuando quelli che effettivamente potevano rappresentare un valore aggiunto, una opportunità in più di raggiungere nuove audience.Molti così come erano nati sono scomparsi nel nulla. Oggi noi invitiamo solo testate di rilievo siano esse cartacee o web (chiaramente aumentate negli ultimi anni) e poi sono loro che decidono chi mandare agli eventi.Io non mi posso preoccupare di controllare i tesserini: se invito una testata che considero seria mi aspetto che essa mandi gente che ha i requisiti per lavorare. Ai blogger in senso stretto noi oggi dedichiamo eventi specifici, organizzati con caratteristiche diverse che meglio si adattino al loro stile. Così facendo non sottraiamo posti nei media drive europei o nazionali dedicati alla stampa ma al tempo stesso continuiamo un dialogo con canali che hanno pur sempre una valenza in termini di audience e una peculiarità in termini di linguaggio usato per trasferire i messaggi.Spero di averti reso al meglio il nostro punto di vista. Con stima.Marco