(Più di) sette domande ad Alessandro Cappai, giornalista, direttore de “L’incontro”

Alessandro Cappai insegna giornalismo digitale al master in giornalismo “Giorgio Bocca” all’Università di Torino.È stato speaker al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, al Festival Glocal di Varese, alla conference annuale dell’ONA (Washington, 2017) e consulente per la Fondazione Mondadori.

Ha scritto per Diario, La Stampa, HuffPost e Nuova Società.

Oggi è direttore de “L’incontro”, giornale indipendente politico – culturale, fondato nel 1949 dall’avvocato Bruno Segre, per intenderci “Le Monde” è del 1944.

L’Incontro è un giornale indipendente, laico che combatte per la libertà e per l’ indipendenza della stampa, una interessante e atipica realtà nazionale, dateci un occhio.

(https://www.lincontro.news)

1- la tua prima auto, un ricordo

La mia prima auto è stata una Fiat 127 che mamma aveva ereditato da uno zio e che è stata anche la macchina sulla quale ho imparato a guidare. La prima auto, proprio quella che invece considero mia, è stata una Punto perché è stata quella che ho acquistato col mio stipendio e che mi sono regalato dopo l’esame di stato da giornalista professionista. Piccole conquiste.

2 – la tua strada del cuore, c’è una strada che ti piace percorrere ?

Le strade del cuore a piedi sono tante perché sono quelle da viaggiatore. In auto sono tutte strade vicine, prossime ai luoghi che frequento o ai luoghi della memoria. Amo molto viaggiare tra le colline. Amo la cosiddetta Statale della Valle Cerrina, quella che parte da Chivasso, in provincia di Torino, costeggia i piedi delle colline, va verso Asti, lungo la ferrovia. Oltre Robella d’Asti, al cospetto del bricco di Cocconato, si va verso Montiglio. La valle si allarga. È un posto divertente per guidare tra i tornanti e bello da vedere dal finestrino.

3 – e dietro la curva ?

Sono curioso di vedere cosa c’è, altrimenti non farei questo mestiere. Ma sono prudente. Rallento e non supero la linea di mezzeria.

4 – oggi, in questo tempo sospeso, ti manca l’auto, il viaggiare ?

Viaggiare mi manca moltissimo. Credo che sia davvero l’unica didattica che ci è concessa da adulti. Invece l’auto no, perché purtroppo per spostarmi in città i mezzi pubblici sono davvero troppo trascurati e per raggiungere molti luoghi si deve usare l’auto. Sarebbe molto bello usare la bicicletta, ma al di là di certa propaganda, l’uso urbano della bici non è ancora sufficientemente sicuro a Torino.

5 – cosa rappresenta per te l’automobile?

Per me è davvero un mezzo e non un fine. Un medium: qualcosa che ha una funzione. La sua è quella di condurmi da una parte all’altra. Ecco perché io amo gli interni delle macchine e non sono affatto attratto dalla carrozzeria. Preferisco sia eventualmente il mio salotto spostabile. E se fuori è un po’ sporchina, pazienza.

6 – preferisci guidare o essere passeggero ?

Passeggero. E penso anche di essere un buon passeggero. Se vuoi racconto o sto in silenzio. Guardo il panorama o mi faccio coinvolgere. Sono un guidatore troppo distratto per amare stare al volante e mi mette anche molta ansia trasportare qualcuno.

7 –  in viaggio con… chi vorresti invitare in viaggio con te  e dove ?

Qualcuno molto abile al volante ma per portarmi a esplorare posti nuovi. Non so se ci fosse Hemingway al volante di una vecchia Cadillac anni 50, mi farei portare in giro per Cuba.

8 – sguardo allo specchietto retrovisore o al parabrezza anteriore ?

Sempre parabrezza anteriore. Già abbiamo lo sguardo miope e facciamo fatica a vedere da lontano in questo tempo. Se volgiamo anche lo sguardo dietro, proprio non ne usciamo più.

9 – giornalismo e automobile… C’è qualche legame che ti viene in mente ? Le auto nel giornalismo o nella vita di un giornalista…

Per me le auto e il giornalismo sono quelle del Giro d’Italia. La carovana dietro la Corsa Rosa è davvero un mio sogno. Credo che anche quello abbia perso molta della poesia del passato. Più che il mondo delle auto sportive, sono quelle che mi immagino quando penso al nostro mestiere e alle quattro ruote.

10 – “salga Cappai o sali Alessandro…” quella volta che te l’hanno detto…

Sali Alessandro. Me l’ha detto Bruno Marolo quando ho lavorato per lui alla redazione Ansa di Washington. Ricordo ancora le volte che poi mi portava a casa e sentivamo le opere in macchina nel traffico. Perché quando sei accanto a un maestro ascolti e assorbi. Ci sarà tempo per parlare.

11 – hai mai lasciato un biglietto sul parabrezza…

No. Mai. Forse quando ho inavvertitamente toccato un altro paraurti in un parcheggio.

12 – hai mai scritto di auto?

Ho intervistato dei colleghi che si occupavano di riviste di settore perché come docente di giornalismo volevo capire come la trasformazione digitale avesse impattato anche su giornalismi radicati in comunità molto precise come i lettori delle testate di motori. Personalmente no. E poi dovrei studiare tanto.

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