Dove va lo stile delle auto ?

In questi ultimi anni lo stile dell’automobile propone due correnti fondamentali.

Alcune Case mantengono i canoni stilistici più classici, morbidi, arrotondati. Mentre altre – anche prestigiose – sono orientate sempre più verso linee tese, anzi tesissime. Infine ce ne sono alcune che hanno in gamma sia vetture arrotondate che geometriche.

Al primo gruppo appartengono Fiat, Lancia, Alfa Romeo, BMW, Renault, Opel, Citroen, Ford,  Jaguar, Mini, Porsche, Subaru.

Nel secondo gruppo troviamo Toyota, Nissan, VW, Audi, Skoda e Seat più recenti, e la tendenza si sta allargando anche a Volvo e Kia, tanto per citare le più importanti.

Quando una Casa automobilistica presenta alla stampa una nuova automobile o una nuova gamma di auto, ne esalta le  caratteristiche, le qualità, le doti.

E questo è logico e comprensibile. Anche se a volte i vari PR o addetti stampa enfatizzano eccessivamente il prodotto. Poi sta al giornalista fare le sue valutazioni.

Ma può anche capitare che la realtà smentisca certe asserzioni.

Quando venne presentata la gamma di auto della Dacia, il prodotto low-cost della Renault, ci venne detto che una delle fonti di risparmio nella costruzione delle auto del marchio era la progettazione che permetteva di effettuare piegamenti della lamiera in modo angolare, cioè senza curvature. I vantaggi derivavano da un minor costo di realizzazione degli stampi e da una serie di ulteriori vantaggi nel montaggio e saldatura dei lamierati.

Ma allora come si spiega l’attuale diffusione sempre più ampia di auto, anche di marchi  prestigiosi, con linee tese, anzi tesissime? Con buona pace dell’aerodinamica. Una moda stilistica, forse partita dal Giappone, che ormai sta imperversando a tutti i livelli, in tutte le produzioni, dalle auto utilitarie alle più prestigiose. A tal punto da far sembrare vecchie ed obsolete le auto con linee curve e fluenti, fuori moda le morbidezze di frontali, cofani, parafanghi e bauli che hanno identificato per anni la classe, l’eleganza, il design, la sportività.

Allora i casi sono due:  o quasi tutte le Case hanno scelto questa strada per risparmiare sui costi di produzione ( e ce la presentano come un’innovazione stilistica di modernità ). Oppure non era vero quel che ci raccontavano a proposito delle low-cost.

A questo punto sarebbe interessante conoscere il parere sia dei colleghi che, soprattutto, di qualche designer su questa tendenza sempre più ampia delle carrozzerie “tagliate” con l’accetta.

Chissà cosa ne pensano Giugiaro, Manzoni, De Silva, e cosa ne penserebbero Pininfarina, Bertone ed i grandi designer italiani del passato?

E voi che ne pensate?

4 commenti
  1. Filippo Zanoni
    Filippo Zanoni dice:

    Sì, vero, le tendenze sono quelle che dici. Mi impressiona il coraggio della Toyota, con l’HC R ha veramente osato (per me troppo). Il limite accettabile di quel tipo di design è rappresentato dalla Volvo XC 40 e dalla VW T-ROC.

    Tra le “morbide” non mi dispiace il design della Tesla Model S: classico, rassicurante e poco appariscente.

    ciao!

  2. Claudio Signori
    Claudio Signori dice:

    A questa cosa ci pensavo anch’io anni fa e precisamente quando Audi abbandonò le linee squadrate e passò a quelle arrotondate dei suoi Suv. Non lessi per la verità le motivazioni di tale scelta ma dentro di me la addebitai sia a un probabile miglioramento dei flussi aerodinamici(leggi Cx)che più semplicemente all’estro dello Chief Designer De Silva sempre molto legato a superfici curvilinee(vedi Alfa 156). Ora che lo stilista è nuovamente cambiato guarda caso tornano le linee tese e squadrate e allora mi piacerebbe sapere se alla base di questo dejà vu c’è solo il “verbo” di Mauer oppure ragioni ben precise di efficienza aerodinamica e/o econimie di scala.

  3. Enrico Fumia
    Enrico Fumia dice:

    Sì, molte auto sembrano tagliate con l’accetta. Purtroppo sono tagliate malamente. Anche una Countach era tagliata con l’accetta. Ma bene.
    Per dirla in due parole, stilisticamente sono un ‘non sense design’, assolutamente privo di creatività o di temi stilistici armoniosi. Solo segni gettati a caso sulla carrozzeria. Nel mio “AUTOritratto” li ho paragonati a quelli delle scarpe sneaker, con il solo obiettivo di risultare appariscenti. Funzionalità e gusto pari a zero.
    Enrico Fumia

  4. Marco Niero
    Marco Niero dice:

    Ricordo un editoriale del non dimenticato Marcello Minerbi di qualche anno fa.
    Più o meno recitava così:
    “Noi abbiamo sognato le curve della Marlyn, della Loren, della Lollo.
    I nostri cartoni erano Topolino e Paperino, Minni e Paperina.
    Questi son cresciuti con le linee tese di Mazinga e Goldrake e delle anoressiche, questi sono i risultati”.

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