Il “prodotto” Alonso

Proprio nei giorni in cui l’affaire Alonso continua ad essere avvolto in una nebbia inquietante, vengono pubblicati i risultati di un’analisi condotta dalla società di consulenza sportiva Repucom. Una bella indagine mirata a valutare la “vendibilità” dei piloti di F1, ovvero quanto sono conosciuti dal pubblico e, soprattutto, appetiti dagli sponsor. In sostanza, quanto “arricchiscono” l’ambiente in cui si muovono.

La classificazione viene definita prendendo in considerazione diversi parametri come la conoscenza del pilota al grande pubblico, la visibilità mediatica, la sua simpatia, la fiducia che trasmette e la sua capacità di “fare tendenza”. Tutti questi parametri vengono valutati analiticamente e sintetizzati in un indicatore che riassume la “vendibilità” complessiva del personaggio.

Bene, per il secondo anno consecutivo Fernando Alonso è in testa a questa speciale classifica. In Spagna il 98% della popolazione lo conosce, l’88% lo ritiene un testimonial efficace e credibile e l’83% si fida di lui. Un gran bel risultato per il “prodotto” Alonso, non c’è che dire…

E gli altri?

Dietro di lui si piazza il suo ex compagno di tanti anni in Ferrari, Felipe Massa, che ottiene grandi risultati di visibilità nella sua terra d’origine, il Brasile. Addirittura il 99% dei brasiliani lo conosce e ben l’89% prova simpatia per lui. Seguono Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, che grazie alla sua vittoria mondiale ha guadagnato popolarità nel Regno Unito. Il 93% sa chi è, con incremento di due punti rispetto all’anno prima.

Vengono spontanee alcune considerazioni. La prima è che c’è parecchia differenza tra i piloti, soprattutto tra quelli di “prima fascia” e gli altri. Il salto evidenziato dopo Rosberg conferma anche da questo punto di vista il livello non particolarmente eccelso dei piloti di oggi. E, di fatto, la carenza di personalità. Infatti, i piloti conosciuti e apprezzati davvero secondo questi aspetti non sono poi mica molti. Forse risiede proprio qui una delle cause che stanno dietro alla crisi del Circus. Sarebbe interessante conoscere quanto valeva questo indicatore di sintesi quando in F1 si sfidavano piloti come Senna, Prost, Mansell, Piquet e compagnia cantante e soprattutto quanto era “allargata” la prima fascia del ranking.

Seconda riflessione riguarda l’ingresso nei top ten di Max Verstappen, baby fenomeno di 17 anni esordiente nel Mondiale di quest’anno. Non è ancora salito in macchina eppure il suo personaggio stimola le attenzioni del pubblico e degli sponsor. Sembrerebbe che l’operazione (discutibile dal punto di vista tecnico e sportivo) della Red Bull di lanciarlo in F1 senza tanta gavetta sia riuscita, almeno da questo punto di vista. Al suo primo anno ha già quasi raggiunto il compagno di squadra Ricciardo e non credo che sia una cosa da poco.

Mi stupisce personalmente un pochino che i due alfieri della Mercedes Campione del Mondo non siano nelle primissime posizioni di questo ranking e che soprattutto Rosberg sia abbastanza distanziato dagli altri. Dieci punti meno di Alonso sono obiettivamente tanti. Ma forse la ragione risiede nel fatto che localmente (intendo nella loro nazione d’origine) non sono gli unici personaggi sportivi di altissimo livello. Insomma convivono con un mercato di sportivi piuttosto competitivo.

L’ultima considerazione cala i risultati di quest’analisi nell’attualità. Se Fernando Alonso è da due anni il pilota più prestigioso, credibile e vendibile della F1, diventa ancora più ovvia la tendenza che stiamo vivendo in questi giorni a minimizzare, coprire, deviare l’attenzione da quelle che sono state le vere cause del famoso incidente di Barcellona. Questa bella e interessante analisi ci conferma che una F1 senza Alonso è un qualcosa di assolutamente improponibile anche dal punto di vista del marketing. Troppo forte sarebbe la ricaduta in negativo su un prodotto che è obiettivamente in sofferenza ed in calo progressivo e inesorabile da anni.

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