Perché la Formula 1 piace sempre meno ?

L’Ospite di Autologia, Marcello Pirovano, giornalista, direttore di Japan Car Magazine, Europe Car Magazine, MotorPad TV e Motorpad.It

Piace sempre meno la Formula 1 di oggi e questo per la semplice ragione che – oggi – a seguire un Gran Premio e capire cosa sta succedendo in pista si fa veramente una gran fatica. Perché? Per una serie di elementi negativi che proviamo ad analizzare.
Il REGOLAMENTO per cominciare.
Ha sicuramente ragione Sergio Marchionne che, nel suo pragmatismo, sintetizza cosa ne pensa al riguardo con un tranciante “… sembra scritto da un branco di ubriachi” capaci, se fosse possibile, di regolamentare anche il colore degli occhi dei piloti o quello delle loro tute. Del resto sono 57 pagine di regole e regolette spesso tanto complicate da prestarsi a più di una interpretazione e con la sola preoccupazione di fregarsene del parere dei piloti e complicare e la vita tecnici e progettisti per il puro piacere di farlo e stabilire chi comanda.
Mi sembra dello stesso parere anche l’amico collega Giorgio Terruzzi che sulle pagine di Autosprint commenta così la foto di Hamilton che si tuffa sulla folla dei suoi tifosi: “Oddio, adesso lo penalizzano” e prosegue “il che offre la misura dello sbando nel quale siamo coinvolti furia di star dietro a quelli lì” dove quelli lì sono, appunto, coloro che governano le norme da seguire in pista e fuori. Con il risultato anche di dover aspettare qualche ora per conoscere l’ordine d’arrivo ufficiale di un G.P. come a Silvertone.
In una smodata ansia di egualitarismo di base si legifera su tutto e di più.
Nella progettazione, ad esempio, non sarebbe meglio, come chiedono in molti, fissare tre o quattro parametri di base come il peso complessivo della monoposto, la quantità di benzina concessa, la cilindrata massima o minima del motore e poi ognuno faccia quello che gli pare per dimostrare di essere il più bravo? Perchè se uno cambia un pezzo rotto del motore deve perdere posti nello schieramento di partenza? Perchè si devono spendere “gettoni”, neanche si trattasse delle vecchie interurbane per cambiare un motore o una componente importante? Per risparmiare, si sente dire. Ma le nozze con i fichi secchi non le fa nessuno e la Formula 1 dovrebbe essere il confronto tra eccellenze tecniche senza accettare “comparse” solo per fare il numero minimo di partecipanti che, spesso, altro non sono che team satelliti dei big che corrono con monoposto superate. È un discorso un po’ cinico, ma alle Olimpiadi non ci vai se non superi gli sbarramenti di qualifica.
Si diceva, un tempo, che dalle competizioni veniva tanta tecnologia per le macchine di serie; e invece, con le monoposto di oggi pare che succeda esattamente il contrario e chi non ha esperienza con le tecnologie ibride che si sviluppano sulla produzione di serie ha scarse possibilità di vincere a prescindere da altre considerazioni. Vero Mercedes?
Piace poi poco o niente, nelle monoposto di oggi, il VOLANTE.
Troppi pulsanti e manettini da regolare. Roba che, in corsa, cambiano un sacco di cose nel comportamento dinamico della monoposto. Non so se sia vero, ma pare che alcuni piloti si portino a bordo le note per fare la cosa giusta al verificarsi di certe caratteristiche della pista. Quando cioè in pista è come se corresse un’altra monoposto rispetto quella che ha preso il via.
La RADIO di bordo è poi un altro elemento che, così come se ne regolamento l’uso, si capisce sempre meno a cosa serva.
Gli è rimasta l’odiosa funzione di ordinare al secondo pilota del team di cedere la posizione e, se serve, anche la vittoria, al capitano. Quando invece, via radio, potrebbe arrivare un consiglio utile ad un pilota in difficoltà, e quindi in pericolo, allora deve tacere. Sono molti i piloti che si lamentano con un chiaro “radio sì o radio no, ma non radio forse”. Nessuno però li ascolta, a costo di lasciarli esposti al pericolo di qualche manovra sbagliata e pericolosa per tutti.
E adesso teniamoci forte perché parliamo di GOMME, cioè del vero elemento di confine tra la vittoria e la sconfitta.
E non perché possono scoppiare, dechappare o bucarsi come è nella loro natura. Semplicemente perché in un Gran Premio, sempre a norma di regolamento, a parte i due treni di gomme da bagnato e da pioggia per le slilck lisce succede esattamente questo: otto settimane, dico otto settimane, prima di un GP europeo e ben 14 prima di uno extraeuropeo, Pirelli indica le cinque mescole che saranno utilizzate per un GP in arrivo. Si identificano per il colore della spalle, gialle, rosse, verdi, bianche e viola, (una vera arlecchinata da perderci la testa) e per le caratteristiche: dure, medie, morbide soft, super soft e ultra soft.
Ma non è finita. Pirelli assegna ad ogni monoposto 2 set obbligatori, anche di mescole diverse e un set della mescola più morbida da riservare per la Qualifica Q3 che determina di solito la Pole. Alla partenza della gara le monoposto devono utiizzare lo stesso treno di gomme con il quale hanno ottenuto il tempo di schieramento che, nel caso delle ultra soft, avrà percorso circa 3 giri. Dei due treni di gomme che restano almeno uno dovrà essere inoltre essere utilizzato in gara.
Partono da qui le ulteriori complicazioni che definiscono le “strategie” dei Pit Stop, ovvero di quante soste ai box si dovranno, volenti o nolenti, effettuare nel corso della gara. Capita molto spesso che le vicende della gara, il variare delle temperature della pista e altri fattori come le frenate consentano o meno di fare il numero di giri programmati e vanno quindi a farsi benedire le raffinatissime strategie elaborate ai box.
Tutte cose e situazioni che finiscono per rendere pressoché insignificativo il ruolo del pilota che purtroppo finisce per contare sempre meno. Cosa che, per altro, si meritano dimostrandosi incapaci di qualsiasi protesta e di un minimo di potere “politico/sindacale”. In una situazione del genere non è del tutto fuori luogo pensare che, prima che l’auto a guida autonoma arrivi sulle nostre strade, scenda in pista una monoposto senza pilota in una specie di videogioco gigante. Sai che divertimento.
Per favore “ridadeci Baffone” cioè la Formula 1 che ci ha fatto appassionare proponendo, in primo luogo, uomini contro uomini e motori contro motori. E le gomme tornino ad essere un accessorio delle monoposto. Non viceversa.

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