Così nacque, cent’anni fa, la Lancia Lambda

“Non riesco a capire – disse Vincenzo Lancia nella consueta riunione del lunedì mattina con il suo staff – per quale motivo non si possa costruire una carrozzeria di automobile in grado di sfruttare lo stesso principio dello scafo di una nave: dove, cioè, sia la carrozzeria stessa a reggere e sopportare il motore e gli altri organi meccanici senza l’utilizzo di un ingombrante telaio.”

Di ritorno da una breve vacanza al mare che aveva impiegato soprattutto per studiare la struttura delle navi, Monsù Lancia tenendo una delle sue ‘lezioni’ ai collaboratori riguardo la sua più recente esperienza, si scaldava agitandosi, come ogni volta che un’idea gli sembrava particolarmente affascinante e la volontà di metterla subito in pratica era più forte di qualsiasi altra cosa.

Non appena ventenne, Battista Falchetto, promettente progettista neo assunto, pendeva dalle labbra del ‘maestro’ senza perdere una battuta.

“E` lo scafo che regge tutto il peso – esclamò Lancia – non vedo perché, applicate quattro ruote, non si possa fare lo stesso con un auto.” I pareri erano discordi e le obiezioni dei tecnici fecero ammettere a Lancia che effettivamente “…lo scafo poggia però sull’acqua con tutta la chiglia e quindi le sollecitazioni vengono ripartite equamente sulla superficie, mentre su un’automobile gli sforzi graverebbero soltanto sui quattro punti di appoggio forniti dalle ruote.”

Il solo Falchetto andò contro corrente e cercò di fugare le perplessità che persino il “capo” denunciava. “Anche una nave è spesso sollecitata più in un punto piuttosto che in un altro, perché la forza di sostentamento offerta dall’acqua non è sempre uniforme. In caso di mare grosso, per esempio, le onde sollevano la nave facendo gravare tutto il peso su una minima parte della superficie dello scafo.”

Fu proprio l’idea del mare in burrasca a convincere definitivamente Vincenzo Lancia. Così, con una discussione che può apparire banale fu dato il via, quel 15 marzo del 1921, al più rivoluzionario progetto di automobile mai pensato fino ad allora. La “carrozzeria a struttura portante” avrebbe di lì a poco trasformato il modo stesso di concepire e costruire l’automobile, semplificandone e alleggerendone la struttura oltre a ridurne notevolmente i costi di produzione.

Quella notte il giovane Falchetto non chiuse occhio, l’impiego`, infatti, a disegnare schizzi su schizzi delle varie parti meccaniche della futura Lambda. La missione affidatagli era particolarmente ardua, non riguardava soltanto la già impegnativa soluzione della nuova carrozzeria, ma anche la realizzazione di un altro “marchingegno “che Lancia voleva assolutamente utilizzare sul nuovo prodotto: le sospensioni anteriori a ruote indipendenti.

Questa nuova soluzione, anch’essa molto innovativa, era diventata per Lancia quasi un’ossessione dopo un incidente capitatogli alcuni anni prima mentre era alla guida di una potente Kappa.

Stava raggiungendo la casa di famiglia a Fobello, nell’alta Val Sesia, insieme alla madre, quando a causa delle asperità delle strade dell’epoca e dell’elevata velocità, che l’ex pilota era solito sostenere, una delle due balestre anteriori si spezzò all’improvviso. L’auto s’impennò e dopo alcuni testa-coda si fermò sul ciglio della strada senza essersi capottata per puro caso.

L’anziana madre per poco non fu colpita da infarto. Da allora Lancia si convinse che era necessario ideare una sospensione diversa, più affidabile della vecchia balestra.

L’idea era quella di un qualcosa simile ad un cannocchiale che racchiudesse al suo interno un ammortizzatore idraulico e una molla a elica fino ad allora neanche mai pensato da alcuno. Falchetto si mise al lavoro e in una sola notte realizzò ben quattordici possibili varianti di sospensioni indipendenti che furono analizzate e perfezionate fino ad ottenerne una che fu poi applicata sulla nuovissima vettura.

Quando, il primo ottobre del 1922, la Lambda fu esposta in anteprima al Salone dell’Automobile di Parigi, il mondo dell’auto rimase letteralmente esterrefatto.

Per la prima volta un’automobile racchiudeva in sè due innovazioni che risultarono poi determinanti per la storia dello sviluppo dell’automobile stessa. Oggi, infatti, nessuna vettura di serie potrebbe fare a meno delle sospensioni anteriori a ruote indipendenti e della carrozzeria a struttura portante.

Prodotta per nove anni in nove differenti serie, fu venduta in 11.503 unita`. La prima versione del 1922 montava un compatto quattro cilindri a V di 13 gradi con basamento in lega di alluminio e canne in ghisa di 2119 cmc che sviluppava 49 CV per una velocità massima di 110 km/h.

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