Dalla Tipo all’astronautica, passando per Montalbano

La recente apparizione sul mercato della Nuova Fiat Tipo ha vivacizzato l’interesse della stampa specializzata e non.
Ed una delle domande che i colleghi si sono posti è stata: “ Perché Tipo?”. Al di là di tutte le contorte e spesso amene discussioni che si intrecciano dietro la scelta del nome di ogni nuova vettura – sappiamo di interminabili riunioni degli uomini del marketing, della comunicazione e della produzione all’interno di un po’ tutte le Case automobilistiche – la denominazione Tipo per la nuova Fiat ha presumibilmente prevalso per creare un senso di continuità col passato. Anche per smentire la strisciante sensazione della sempre minore italianità di Fiat di fronte all’americanizzazione di FCA.
Ma c’è una chiave di lettura del nome Tipo che nessuno ha valutato. (Premetto subito che è un’analisi semiseria, anzi scherzosa…). E si chiama Camilleri. Se seguite in Tv gli episodi, leader degli ascolti, delle avventure del commissario Montalbano avrete certamente notato che, sia nelle puntate ambientate in epoca più recente ed interpretate da Luca Zingaretti, sia in quelle del Giovane Montalbano interpretate da Michele Riondino, l’auto del commissario è sempre una Tipo. La “stessa” Fiat Tipo. E dal momento che dalle scenografie si evince che le epoche sono ambientate a circa 20 anni di distanza ne deriva la constatazione che la Tipo è un’auto più che longeva ed affidabile se è ancora così perfettamente efficiente da consentire a Montalbano spostamenti, appostamenti ed inseguimenti sempre perfetti.
No, non pensiamo proprio che in Fiat abbiano scelto quel nome per lanciare un messaggio di affidabilità e robustezza della Nuova Tipo. Ma un accostamento fra la Tipo e Montalbano mi è sembrato simpatico. A dire il vero ci sarebbe un’altra chiave di lettura: e cioè che i mezzi economici della Polizia non hanno ancora consentito di sostituire la macchina di Montalbano. Ma qui rischiamo di entrare in un tema politico e preferiamo astenerci. Resta il fatto che un marchio italiano ha dato una scossa al mercato di cui sarà interessante vedere l’evoluzione.
A proposito di italianità mi piace evidenziare una notizia che va letta con attenzione. La navetta spaziale appena partita per raggiungere la stazione orbitale – la stessa che ha ospitato Samantha Cristoforetti – e portare i rifornimenti agli astronauti è dotata di un sistema di ritenuta e bloccaggio dei contenitori formato da cinture derivate da quelle che garantiscono la sicurezza dei piloti di Formula 1. Questo evita di utilizzare contenitori metallici appositi e quindi permette di alleggerire il peso e consentire la portata di maggiori quantità di rifornimenti. Il dato importante è che le cinture sono italiane. In più possiamo dire che questa volta non è la tecnologia spaziale che viene applicata, in ricaduta, all’automobile ma è una tecnologia derivata dalla Formula 1 che viene fruita dall’astronautica. Doppiamente interessante. Perché italiana e perché rivaluta l’utilità della Formula 1.

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