Sette domande a Giulio Graglia

Sette domande a Giulio Graglia (nella foto con la moglie Sabrina), regista, giornalista, ideatore di eventi culturali, suo il premio Pirandello, curioso e attento osservatore del mondo torinese. Tra le tante cose, collaboratore del Circolo dei lettori e organizzatore della partita del cuore con la nazionale cantanti. 

1 – La tua prima auto, un ricordo.

La mia prima auto, ricevuta di seconda mano da mio padre (come spesso succedeva allora) è stata una Fiat 600 grigio topo. Avevo appena compiuto 18 anni e subito auto e patente, era motorizzata 750, lo dico perché ne ero molto fiero, voleva dire un motore più potente della norma (pensate!!!), poi subito dopo un 127.

2 – Un viaggio che rifaresti, con chi.

Con mia moglie, Sabrina Gonzatto, al Col di Tenda. In realtà lo rifaccio spesso, è una sorta di appuntamento, i percorsi misti li ho sempre preferiti su ogni altra cosa: le curve, la sorpresa di scoprire nuovi paesaggi, la bellezza della velocità, ma anche della lentezza del viaggio, non solo spostarsi, ma vedere, conoscere, scoprire. Tutto sarebbe più facile e veloce in autostrada, ma il piacere della guida dove lo mettiamo?

3 – L’auto e il teatro, l’auto in un opera teatrale, perché no ?  Lo faresti ? 

Assolutamente si, l’auto è letteratura (vedi Pavese e la topolino amaranto) è sport (vedi Meroni, la Balilla, personalizzata nelle tappezzerie e negli accessori) e potrebbe essere anche teatro, la storia di un’auto che si racconta e ci parla di una città, di famiglie e personaggi che sono entrati nell’auto e con lei hanno viaggiato, la storia di persone, i luoghi, le canzoni ascoltate e le emozioni racchiuse in questo giocattolo meccanico.

4 – Inviti a cena un pilota di ieri o di oggi. Quale ? Perché ? 

Risposta facilissima, si: Jackie Steward e Lewis Hamilton. Il perché è istintivo: Steward è stato il primo pilota che da bambino ho seguito passo passo, vedendolo guidare anche a Monza più volte dal vivo. Durante le scuole elementari scopro la passione per la formula1 e lui diviene il mio pilota preferito, come oggi, ma non solo oggi, dal suo esordio in F1. Oggi il mio pilota preferito è Hamilton,  perché? Per il modo di guidare, anche se la F1 dai tempi di Steward è cambiata completamente.

5 – Eventi per auto, saloni dell’auto, film per auto. Un sogno nel cassetto? 

Sicuramente un film con un’auto protagonista, come prima cosa, potrebbe essere non necessariamente un film a sfondo sportivo, penso a un film di tradizione hollywoodiana, ma fatto con gusto europeo, il genere “On the Road”. Il più bello è di Spielberg, (se penso all’auto) era un ragazzo: “Duel”. Però farei volentieri anche un grande evento sull’auto, oggi forse in Italia sarebbe difficile, però sarebbe molto affasciante per esempio raccontare la storia di Torino dalla fine dell’ 800 a giorni nostri attraverso l’auto.

6 – E un’auto da sogno, sogni mai un auto ?

Auto da sogno? Direi subito Maserati e Ferrari. Sì, sogno di pilotare una F1.

7 – Un ricordo legato a una produzione automobilistica  

La mia ultima esperienza, ormai qualche anno fa con le auto a Cassino, prima dell’uscita della Giulietta, sono andato a fare la regia di un filmato promozionale, che descriveva il processo costruttivo, dalla progettazione alla realizzazione – produzione e messa su strada della nuova Giulietta. Un’esperienza bellissima, con la condivisione del lavoro di fabbrica e degli orari di produzione.

7° – Torino è ancora la “città dell’auto” ? Una riflessione più ampia

Torino credo che non sia più la città dell’auto, anche se, forse, sembra rimasta un po’ quella. Non credo che da una parte ci sia la Torino operaia dell’auto e dall’altra quella della cultura, del turismo, delle nuove vocazioni. Penso che la cultura dell’auto e quella della Torino industriale sia cultura. Non ci sono barriere, in tal senso vorrei che Torino continuasse ad essere la “città dell’auto”, perché senza la concretezza di questa cultura, l’altra quella ritenuta “alta” non ha aria per vivere.

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